giovedì 7 settembre 2017

Riflessione sulle nuove generazioni...

Quando parliamo di “cultura”, le prime cose che ci vengono in mente sono la letteratura, la musica, la pittura... L'Arte, insomma! Tutto ciò che, in qualche modo, ha a che fare con un “esercizio” o una “produzione intellettuale”.

Questo è sicuramente vero... Tuttavia, a parer mio, “cultura” vuol dire anche un sacco di altre cose. Elencare ogni singolo campo in cui questo concetto può essere applicato diverrebbe troppo lungo, e noioso. Preferirei, piuttosto, soffermarmi solo su uno di essi: l'educazione, e la formazione delle nuove generazioni.

Come ho già avuto modo di raccontarvi in qualche articolo precedente, ho la fortuna e il privilegio di poter lavorare e vivere di Arte. Fra le tante attività che svolgo (pittura/scrittura/musica, eccetera), ce n'è una che – ad un occhio esterno – potrebbe non c'entrare apparentemente nulla con le altre. In realtà, è quella che reputo la più “culturale” e preziosa di tutte... Mi riferisco agli incontri che, periodicamente, svolgo nelle scuole di tutta Italia.

I meeting didattici occupano un posto davvero unico, e speciale, nel mio cuore. Incontrare i ragazzi è una delle esperienze più difficili, e gratificanti, che si possano fare. Con i giovani, bisogna stare sempre molto attenti. E' essenziale il modo in cui ci si relaziona nei loro confronti... Ho imparato, negli anni, che basta poco e ti alzano una barriera contro. I toni paternalistici, o le vuote “pseudo lezioni di vita”, non ottengono nulla. Anzi... Ciò che fa breccia è il porsi come uno di loro, renderli protagonisti dell'incontro, e dargli la possibilità di guidare la discussione attraverso il formidabile strumento del dialogo.

Spesso, sento parlare male delle nuove generazioni. La voce incessante che gira è che siano apatiche, vuote, e disinteressate a tutto. Quando mi capita di udire questi discorsi, mi arrabbio molto. Innanzitutto, perché provengono da soggetti che hanno poco da insegnare agli altri... Molte volte, infatti, i primi ad essere insulsi sono proprio i genitori dei ragazzi stessi. Corrono tutto il giorno, non guardano mai in faccia i propri figli, e pensano di compensare le loro mancanze con soldi e beni materiali (magari anche attraverso il massiccio uso di oggetti tecnologici... Salvo poi lamentarsi del fatto che gli adolescenti vivono troppo nella cosiddetta “realtà virtuale”). In secondo luogo, m'innervosisce il pregiudizio...

Infatti, è vero che - ad uno sguardo superficiale – i giovani possono apparire freddi e distanti. In realtà, non è così... Sono semplicemente disillusi, ignorati, e lasciati a vagare come tanti “vuoti a perdere”. Io dico sempre che è un po' come se fossero ricoperti da un velo di cellophane, e polvere. Basta grattare leggermente via il cellophane, per vedere esplodere tumultuoso il fiume che hanno dentro. Ecco perché parlo di pregiudizio... Non si possono “sparare sentenze”, senza conoscere l'effettiva realtà della situazione (o, ancora peggio, far finta di non capirla per evitare così di mettersi in gioco).

Mio padre, che è un “filosofo auto-didatta”, dice sempre che il concetto di vuoto non esiste: qualunque cosa, o persona, se non viene riempita di “Bene”, si colma con il “Male”. E' quello che sta accadendo alle nuove generazioni... Dopo essere state “colposamente educate al vuoto” da chi le ha precedute, rischiano di assumere abitudini e tendenze deleterie. Allo stesso tempo, però, se ai giovani vengono proposti modelli positivi (con le giuste modalità), sono assolutamente pronti e disponibili per riceverli... Sono come delle piantine fragili che, rimaste per troppo tempo senz'acqua, assorbono ogni piccola goccia che gli viene donata.

Mi auguro davvero che, prima o poi, a partire dalla scuola, si capisca che ciò che bisogna insegnare ai ragazzi – prima di ogni altra cosa - è “imparare a vivere”. Sogno un'istruzione meno “nozionistica”, e più vera e concreta. A mio avviso, al vertice di qualunque programma didattico, dovrebbe esserci l'obiettivo di formare adulti coscienti di sé stessi e del Mondo che li circonda (anche attraverso la “cultura”, intesa in senso “classico”... L'Arte, infatti, come già detto altre volte, è lo strumento cardine per imparare a conoscere e conoscersi).

Anima Blu

** Chiunque fosse interessato/a ad organizzare un incontro nella propria scuola (elementare/media/superiore/università), o desideri avere maggiori informazioni, può contattarmi all'indirizzo info@animablu.eu **

giovedì 8 giugno 2017

Albert Einstein: quando la Scienza è un'Arte...

Oggi voglio parlarvi di un uomo che non era, propriamente, un artista. Lui, più che altro, era un genio... Anzi: lo si potrebbe definire, forse, il più grande genio della Storia! Le sue scoperte ed intuizioni scientifiche, di cui certo non vi parlerò in questo articolo (non essendo propriamente ferrato in materia), hanno completamente rivoluzionato l'interpretazione del mondo fisico. Sto parlando, naturalmente, del signor Albert Einstein...

Einstein, dicevamo, non si dilettava d'Arte. Tuttavia, era un grande pensatore... Possedeva, molto forte in sé, quel Principio di “Arte allo stato latente” di cui vi ho parlato in qualche articolo fa (ovvero, il pensare e/o reinterpretare in chiave creativa ciò che ci circonda). Oltre ad essere un grande fisico e scienziato, era anche un filosofo. Si interessò a tanti ambiti diversi, persino apparentemente molto lontani dal suo campo di lavoro. Era, insomma, un uomo che viveva pienamente il cosiddetto “mondo delle idee”. Per questo immenso contributo che diede alla cultura, in generale, viene considerato uno dei maggiori intellettuali del XX secolo.

Con i veri artisti, Albert, aveva in comune un paio d'aspetti: una sana e positiva “follia” di fondo, ed una vita che non è stata sempre facile... Egli, infatti, come tutte le persone e famiglie di origine ebraica, subì le persecuzioni di Adolf Hitler e del Nazismo. Nel 1933, per sfuggire ad un ambiente che si era fatto invivibile, espatriò negli Stati Uniti (da dove non fece mai più ritorno). C'è un episodio che, a tal proposito, si narra... Alcuni raccontano che, nel momento di compilare il modulo per poter sbarcare negli Usa, alla voce “razza” scrisse “umana”. Ora... Questo aneddoto, probabilmente, è falso. Tuttavia, il motivo per cui è iniziato a girare è dovuto al fatto che Einstein era talmente “pacifista” e “anti-razzista” che la vicenda avrebbe anche potuto essere realistica... Ovvero: da uno come lui, ci si poteva benissimo aspettare che scrivesse una cosa simile!

La sua filosofia del Mondo, e della Vita, rimase sempre fedele e coerente (su qualunque campo, ed argomento). Riguardo alla bomba atomica, ad esempio, prese una posizione molto netta... Seppur, inizialmente, fu ispiratore e sostenitore della sua costruzione, nell'immediato dopoguerra chiese a gran voce un disarmo nucleare mondiale. Pronunciò anche una frase che, ancora oggi, risuona come terribile presagio:

«Non so con quali armi verrà combattuta la Terza guerra mondiale. La Quarta, però, verrà combattuta con pietre e bastoni».

Un altro aspetto che mi ha sempre affascinato di quest'uomo, era la sua concezione del rapporto fra Fede e Scienza. Einstein non era credente... Allo stesso modo, però, non era nemmeno ateo. Diciamo che, ai giorni nostri, probabilmente banalizzando, lo si ascriverebbe alla “categoria degli agnostici”. Tuttavia, aveva una visione della Realtà talmente particolare che continua ad essere oggetto di discussione fra gli studiosi.

Fu quasi certamente da questa sua “religiosità personale” che nacque l'idea armonica della convivenza fra Mente e Anima. Infatti, a tal proposito, disse:

«La scienza senza la religione è zoppa, la religione senza la scienza è cieca».

A mio avviso, è stato soprattutto in questo che lo scienziato si è rivelato profondamente rivoluzionario e attuale. L'Umanità, infatti, da secoli, si divide fra credenti e non. Questa “divergenza di opinioni”, spesso, porta a conflitti molto gravi e laceranti del tessuto sociale. Da una parte ci sono gli uomini di Fede, o pseudo-tali, che vedono la Scienza quasi come uno strumento del Demonio. Dall'altra, i “fanatici atei” (a me piace definirli così) che elevano la stessa a “divinità terrena”.

Personalmente, credo che la Ragione - con tutte le conoscenze/scoperte/tecnologie che ne derivano - sia uno strumento in mano all'Uomo... Esattamente come ogni strumento, quindi, tutto deriva dall'uso che se ne fa! Con una scoperta scientifica puoi creare soluzioni migliorative della vita delle persone come, allo stesso modo, progettare armi terribili che minano quella stessa vita. E' un po' come Internet: se qualche idiota ne fa un uso deleterio, non è un buon motivo per bandirlo dalla faccia della Terra...

Nel medesimo tempo, però, bisogna anche riconoscere che la Scienza - allo stato attuale - non riesce a spiegare tutto. E' limitata... Necessita dunque, sempre, di un supporto umano/spirituale (attenzione a non confondere “Spiritualità” e “Fede”) per potersi esprimere al meglio. Ciò che ritengo rivoluzionario è che, ad affermare ciò, sia stato uno come Einstein: attore di primissimo piano, nonché “parte in causa diretta”, di uno dei due “fronti”.

Insomma... Se l'Umanità imparasse a convivere con pochi principi di partenza, basati sul lavorare per il bene comune, e rispettare sempre la libertà personale di ciascuno, tanti dei conflitti sociali che vediamo scomparirebbero.

Infine, per concludere, voglio citarvi un'altra manciata di frasi di Albert che mi hanno sempre colpito per la loro lungimiranza e costante attualità (augurandomi che, almeno queste, fra le molte false attribuitegli, siano vere):

E' più facile spezzare un atomo, che un pregiudizio...”

Ci sono solo due cose infinite: l'Universo, e la stupidità umana... E della prima, non sono sicuro!”

La mente è come un paracadute... Funziona solo se si apre!”'

Anima Blu

venerdì 24 marzo 2017

Le mie Opere del Cuore (2)

Dopo lo scorso articolo, continuo a raccontarvi - “a modo mio” - alcuni quadri che amo molto.

Guernica – di Pablo Picasso

... Avete fatto voi quest'orrore, Maestro?”

No, è opera vostra!”

Questa è la risposta che si dice Pablo Picasso abbia dato ad un ufficiale tedesco in visita al suo studio, dopo l'esclamazione di quest'ultimo alla visione di “Guernica”. “Guernica” è una delle opere più famose di quel genio assoluto, ed innovatore, che fu Picasso. Venne realizzata in onore, e memoria, dell'omonima città spagnola bombardata nell'aprile del 1937.

In essa, sono rappresentate alcune figure (persone, animali, edifici) completamente straziate dalla violenza cieca e brutale del bombardamento. La scena costruita dall'artista è di una potenza, e drammaticità, veramente notevoli: gli sguardi vitrei (persi nel vuoto), le forme deformi, il caos ed il disordine, le grida di dolore e di disperazione che paiono levarsi dalle bocche dei soggetti rappresentati, sono quanto di più realistico e tremendo si possa associare ad una scena di guerra.

Per questo, “Guernica” è un capolavoro assoluto. E', fra tutte le opere realizzate nella storia (fino ad oggi), quella in cui l'impegno civile applicato all'Arte si mostra nella sua migliore ed efficace espressione. Del resto, è anche il quadro emblema di un artista (Picasso, per l'appunto) che ha fatto del suo “schierarsi” nelle scelte morali e democratiche del proprio Tempo un grande punto di comunicazione artistica.

Oltre a tutte queste cose, però, “Guernica” è anche e soprattutto tremendamente attuale. Credo, infatti, che il messaggio principale di quest'opera sia quello di invitare l'osservatore a fermarsi a riflettere sulla “disumanizzazione” che la guerra porta con sé. Il nostro cosiddetto Mondo “civilizzato”, da una ventina di anni a questa parte, è immerso in un lungo e sordido conflitto internazionale (quella che, in maniera molto lungimirante, Papa Francesco ha definito “la terza guerra mondiale, combattuta a pezzi”).

In questi vent'anni, siamo stati abituati a sentire tante (troppe) definizioni sulla guerra: guerra “preventiva”, guerra “santa”, guerra “che porta la democrazia”... In realtà, io credo che l'unica cosa che una guerra (o un atto terroristico) possa portare con sé è solo morte e disperazione.

Ecco, dunque, che “Guernica” diventa Sarajevo, Baghdad, o Aleppo dei giorni nostri. Ecco che l'Arte “impegnata”, anche se creata decenni e decenni addietro, continua ad essere cronaca e monito per gli uomini di ogni Tempo. Ciò che manca, nel nostro Mondo moderno, è forse proprio questo: voci di impegno civile, e sociale, che si alzino dall'universo culturale... La nostra Società, immersa com'è in tutti i suoi problemi, ha un enorme bisogno di artisti che parlino alle coscienze “addormentate” dei propri concittadini. Per carità... Alcuni che lo fanno, per fortuna, ci sono. Tuttavia, a parer mio, sono sempre troppo pochi. La nostra realtà attuale, ad esempio, necessita disperatamente di “poeti” che parlino e denuncino ancora l'assurdità della guerra (ahimè, non è anacronistico o fuori luogo farlo).

Certo... L'idea di pensare di eliminare totalmente i “conflitti” dalla vita dell'Uomo è un'utopia. Tuttavia, sono gli ideali a tenere in vita, e a sospingere in avanti, l'Anima delle persone. L'Arte, e più in generale la Cultura, servono soprattutto a questo: nutrire, o quantomeno salvaguardare, le utopie a cui il Mondo non pensa più.

Al di là dell'essere artisti o meno, però, ciascuno di noi può fare qualcosa (nel suo grande/piccolo): la Pace, infatti, non sta soltanto nel non avere guerre nel Mondo. La Pace, quella più vera ed autentica, risiede soprattutto nel rapporto che abbiamo con noi stessi e con le persone che ci girano attorno. Dunque, tutti possiamo contribuire a costruire un Mondo con meno conflitti... Come? Creando “rapporti di Pace” nella nostra realtà circostante, ed imparando a conoscere e conoscerci (… magari con l'aiuto dell'Arte che, anche in questo ambito, gioca un ruolo fondamentale e preziosissimo)!

Anima Blu

lunedì 13 marzo 2017

Le mie Opere del Cuore (1)

Spesso, come capita a tutti gli artisti, mi viene domandato a quale corrente o periodo storico mi ispiri. Ogni volta, purtroppo, mi trovo in difficoltà nel dover rispondere a questa domanda... Non c'è, infatti, un movimento specifico a cui sento di rifarmi o che muove le mie idee nel momento in cui creo. Ci sono, piuttosto, singoli artisti (di stili, ed epoche, anche molto differenti) che mi hanno sempre affascinato per le loro vite particolari e/o per il loro modo di “fare Arte”. Ancora più dei pittori stessi, però, ci sono opere specifiche che (fin da piccolo) hanno colpito la mia mente e nutrito il mio immaginario poetico e creativo. Sono quadri unici, con una vena profonda e messaggi immensamente vibranti. Eccone un paio...

L'urlo – di Edvard Munch

«Una sera passeggiavo per un sentiero... Da una parte stava la città, e sotto di me il fiordo. Mi fermai, e guardai al di là del fiordo... Il sole stava tramontando, le nuvole erano tinte di rosso sangue. Sentii un urlo attraversare la natura: mi sembrò quasi di udirlo. Dipinsi questo quadro... Dipinsi le nuvole come sangue vero. I colori stavano urlando.»

Queste sono le parole, bellissime e intense, che Edvard Munch ha utilizzato per descrivere la sua opera più celebre. E' un quadro nato nel 1893 (cartone con olio, tempera e pastello), realizzato in ben quattro versioni.

L'uso di colori irreali, contrastanti, e dissolti, tende a voler alterare la realtà e i soggetti... Il risultato finale è una scena dal forte impatto psichico. Vi è mai capitato di fermarvi ad osservare, a lungo, quest'opera particolarissima? Se sì, cosa avete provato? A me, come credo un po' a tutti, provoca angoscia... In particolare, però, mi fa nascere riflessioni e collegamenti con la vita e il mondo contemporaneo (questo è un piccolo miracolo che solo la vera Arte riesce a realizzare... Ovvero, essere profondamente attuale in ogni epoca - anche a distanza di centinaia di anni dal momento in cui viene creata).

In questa nostra Società, a mio avviso, è molto facile ritrovare lo stato emotivo dell'angoscia. Siamo immersi in una vita frenetica (all'apparenza ricca di tutto), con milioni di altri esseri umani... In teoria, non dovremmo mai sentirci soli! Eppure, quante volte vi è capitato di sentirvi come l'uomo su quel ponte? Quante volte vi è capitato di “urlare silenziosamente”, e di avere l'impressione che nessuno sentisse il vostro grido? Ecco, dunque, che “L'urlo” (un'opera nata nel 1900) diventa cronaca e fermo immagine perfetta del nostro Tempo presente.

La mente umana, la psiche, ed i rapporti sociali, sono un grande bacino d'ispirazione artistica (forse ancora troppo poco utilizzato). Io stesso, seppur maggiormente per i testi letterari, ne attingo a piene mani. Credo che “L'urlo”, più di qualunque altra, sia l'opera che riesce a rappresentare perfettamente e plasticamente uno stato mentale...

Penso, inoltre, che se ci fosse un messaggio finale che tutti potremmo cogliere da questo grande capolavoro, sarebbe quello di cercare sempre rapporti veri. In questo nostro tempo, c'è un disperato bisogno di sincerità, onestà, e amore “senza secondi fini” (tutti unici, e veri, antidoti contro l'angoscia)...

Il Quarto Stato – di Giuseppe Pellizza da Volpedo

Il secondo grande “filone” che amo, nell'Arte, è quello dell'impegno sociale e politico (non partitico). Fin da bambino, forse anche complice il fatto di essere cresciuto nelle terre del suo autore, ho sempre adorato il quadro “Il Quarto Stato”.

Quest'opera, un olio su tela - attualmente conservato nel Museo del Novecento di Milano -, è prepotentemente bella. L'immagine di una schiera di braccianti agricoli che avanzano frontalmente, “capeggiati” da due uomini e da una madre con il proprio figlio in braccio, ha intrinseco in sé un qualcosa di epico e rivoluzionario!

L'artista, come noto, non ha voluto rappresentare semplicemente uno sciopero dei lavoratori... Ha riprodotto, piuttosto, il preciso momento in cui la classe operaia (il “quarto stato”, per l'appunto) s'impone sulla scena. E' l'istantanea, senza tempo, di tutti quegli “ultimi” che rivendicano i propri diritti verso le “classi superiori”.

Non è forse, anche questa, una situazione che potrebbe essere stata dipinta ai giorni nostri? La realtà che vivevano allora non ha molto a che fare con la nostra? In questi ultimi anni, causa la crisi economica, siamo stati spesso abituati a vedere immagini simili: fabbriche che chiudono, lavorati cassintegrati (se non addirittura licenziati), manifestazioni di piazza per gridare che si esiste e non si è semplici pedine da usare e gettare via...

Questa, dunque, è un'altra opera (come “L'urlo” di Munch, vista prima) quanto mai attuale... E' stata dipinta nel 1901, ma i problemi di allora sono gli stessi di sempre.

La Storia si ripete uguale. Gli uomini, al contrario, non imparano mai nulla. Non imparano dai propri errori. L'Arte, in questo campo, potrebbe giocare un ruolo fondamentale: denunciare tutto ciò che non va, e indicare possibili strade e soluzioni alternative.

Pellizza da Volpedo, in merito, era molto lungimirante... Già da allora, infatti, auspicava (anche, e soprattutto, attraverso la cultura) il progresso dell'umanità verso la costruzione di una Società migliore.

A tal proposito, per concludere, voglio citarvi una frase di questo grande Maestro... Essa riassume perfettamente, in poche parole, tutto quello che ho cercato di trasmettervi in un intero articolo:

Non è più il tempo di fare dell'Arte per l'Arte, ma di fare dell'Arte per l'Umanità”...

Anima Blu

sabato 21 gennaio 2017

Riflessioni "filosofiche" sull'Arte...

In questo nuovo articolo, desideravo condividere con voi alcune riflessioni che ho fatto (negli anni) sul tema dell'Arte. Sono considerazioni nate dalle risposte che ho tentato di dare a domande che, da sempre, affollano la mia mente. Naturalmente, come tutti i ragionamenti “filosofici” (o pseudo-tali), possono essere assolutamente fallaci... Non sono, né vogliono essere, “verità assolute” e/o lezioni di alcun tipo. E', semplicemente, il mio punto di vista sull'argomento. Buona lettura...

1) Che cos'è l’Arte...

L'Arte, per me, è tutto. Potrebbe sembrare la solita frase ad effetto, ma non lo è. Quando dico che “l'Arte è tutto”, intendo questa definizione proprio nella sua interpretazione letterale. Sono infatti convinto che l'Arte, prima di essere un insieme di pratiche e discipline, è soprattutto un Principio... Un Principio che avvolge tutto e tutti, in ogni singolo istante dell'esistenza. Il Principio dell'Arte, o se preferite della Creatività, è un fattore determinante e imprescindibile della vita dell'Uomo (come lo sono il Tempo, lo Spazio, e altri elementi indipendenti dalla volontà umana...).

Esso è presente in mille svariati momenti, e situazioni, della nostra giornata. Può essere artistico, ad esempio, il modo in cui una persona parla o si esprime. Può essere artistica l'idea geniale di un imprenditore, la soluzione ad un problema, le modalità con cui organizziamo e classifichiamo le nostre giornate. Può essere Arte, insomma, tutto ciò che viene pensato, o reinterpretato, in chiave creativa. Il Principio della Creatività/Creazione è il più vasto, e nobile, strumento che l'Uomo ha a sua disposizione per riuscire a vivere e migliorare la propria esistenza. E' stata proprio la Creatività, infatti, a sospingere l'Uomo nel suo processo evolutivo. Se oggi siamo quello che siamo, è anche grazie e soprattutto “all'Arte allo stato latente” (a me piace definirla così...). Questo Principio “latente” si trasforma, poi, in Arte vera e propria, quando s'incanala nelle discipline che tutti conosciamo (pittura, scrittura, musica, danza, eccetera). Ciò che, a mio avviso, accomuna “Arte allo stato latente” e “Arte rivelata” è proprio il concetto di miglioramento della vita dell'Uomo. Se, infatti, un'idea creativa può aiutare a migliorare la vita pratica di una persona, l'Arte “rivelata” agisce direttamente sulla parte psichica ed emozionale dell'Uomo.

L'Arte è quindi, per me, un formidabile strumento di comunicazione, volto all'osservazione della Realtà circostante e alla sua reinterpretazione in chiave poetica (con l'obiettivo finale di coinvolgere e, se possibile, migliorare l'esistenza di tutti coloro che ne entrano in contatto).

2) L’Arte ha la funzione terapeutica di lenire il disagio quotidiano...

L'Arte è strettamente correlata con il tema del dolore. Basti pensare ai più grandi artisti della storia (di qualunque campo espressivo essi fossero: pittura, musica, o altro...): la maggior parte erano persone assolutamente tormentate, con alle spalle vite terribili. L'Arte migliore nasce proprio dai momenti di dolore, come strumento di comunicazione della propria sofferenza (… o come metodo per esorcizzare la stessa). La funzione di lenire il disagio quotidiano è intrinseca all'Arte stessa... Essa, infatti, è uno strumento naturale per riuscire a “mettersi in contatto” con la parte migliore di noi. Quando ci cimentiamo in espressioni artistiche, tiriamo fuori il meglio... Facendo ciò curiamo, automaticamente, il nostro dolore (seppure per un tempo limitato).

Anche per me è sempre valso, e vale tutt'ora, questo principio: l'Arte è ciò che mi ha aiutato maggiormente, di fronte ai momenti di dolore che ho incontrato nella mia vita (… e sono stati parecchi, a partire da una condizione fisica estremamente dura). Ancora oggi, quando mi approccio all'Arte, divento una persona “migliore”: l'espressione creativa mi dà ogni volta conferma dei miei punti forti... Grazie ad essi, poi, riesco a superare il dolore.

Insomma, l'Arte fa solo bene.

3) Il rapporto fra la Società attuale, e l'Arte...

L'Arte, come ogni altro aspetto della vita dell'Uomo, è stata umiliata e subordinata al valore del Capitalismo. Perché? Perché, come dicevo prima, l'Arte è uno di quegli strumenti che ti mette in contatto con la parte migliore di te stesso (ciò che, a me, piace chiamare Anima)... Soprattutto, essa esalta le caratteristiche individuali (e non individualistiche...) di ciascuno.

Tutto ciò che è Cultura, in genere, ti spinge a capire chi sei e a ragionare con la tua testa. Questo, naturalmente, al Capitalismo (e alla Società che su esso è fondata) non piace per niente.

4) L’Arte ha il potere di cambiare una persona, facendole sviluppare una coscienza critica...

L'Arte, come già detto, ha il “potere” di metterti in contatto con te stesso.

Se hai già una tua coscienza critica formata, l'Arte ti aiuta nel confermarti in essa. Se invece ancora non ne hai una, o l'hai molto nebulosa, essa ti guida nel formarla e maturarla. Mi si potrebbe rispondere: non esistono persone che vivono senza una coscienza. Invece no. In questa Società, a parer mio, ci sono tantissime persone che ne sono “sprovviste”. Molte “assumono” a propria coscienza quella di altri, o del “gruppo sociale” a cui appartengono. Molte altre, addirittura, non hanno nemmeno mai ragionato su talune questioni (perché troppo coinvolte da falsi “ideali”, e dagli impegni costanti di una vita frenetica).

Ecco perché, a mio avviso, è importante sostenere e divulgare l'Arte e la Cultura (fin dalla più tenera età). Non esistono persone “portate” a sviluppare particolari coscienze critiche, e altre no. Siamo tutti potenziali serbatoi di buoni pensieri. L'importante è rendere la Cultura “accessibile” a tutti, per far sì che tutti possano sviluppare una propria coscienza critica (e quindi migliorarsi).

Bisogna costruire una Società che spinga le persone a guardarsi dentro, a capire chi si è davvero, a VIVERE ad OCCHI APERTI.... Solo così possiamo sperare di migliorare la situazione.

Anima Blu