Quando
parliamo di “cultura”, le prime cose che ci vengono in mente sono
la letteratura, la musica, la pittura... L'Arte, insomma! Tutto ciò
che, in qualche modo, ha a che fare con un “esercizio” o una
“produzione intellettuale”.
Questo è
sicuramente vero... Tuttavia, a parer mio, “cultura” vuol dire
anche un sacco di altre cose. Elencare ogni singolo campo in cui
questo concetto può essere applicato diverrebbe troppo lungo, e
noioso. Preferirei, piuttosto, soffermarmi solo su uno di essi:
l'educazione, e la formazione delle nuove generazioni.
Come ho
già avuto modo di raccontarvi in qualche articolo precedente, ho la
fortuna e il privilegio di poter lavorare e vivere di Arte. Fra le
tante attività che svolgo (pittura/scrittura/musica, eccetera), ce
n'è una che – ad un occhio esterno – potrebbe non c'entrare
apparentemente nulla con le altre. In realtà, è quella che reputo
la più “culturale” e preziosa di tutte... Mi riferisco agli
incontri che, periodicamente, svolgo nelle scuole di tutta Italia.
I
meeting didattici occupano un posto davvero unico, e speciale, nel
mio cuore. Incontrare i ragazzi è una delle esperienze più
difficili, e gratificanti, che si possano fare. Con i giovani,
bisogna stare sempre molto attenti. E' essenziale il modo in cui ci
si relaziona nei loro confronti... Ho imparato, negli anni, che basta
poco e ti alzano una barriera contro. I toni paternalistici, o le
vuote “pseudo lezioni di vita”, non ottengono nulla. Anzi... Ciò
che fa breccia è il porsi come uno di loro, renderli protagonisti
dell'incontro, e dargli la possibilità di guidare la discussione
attraverso il formidabile strumento del dialogo.
Spesso,
sento parlare male delle nuove generazioni. La voce incessante che
gira è che siano apatiche, vuote, e disinteressate a tutto. Quando
mi capita di udire questi discorsi, mi arrabbio molto. Innanzitutto,
perché provengono da soggetti che hanno poco da insegnare agli
altri... Molte volte, infatti, i primi ad essere insulsi sono proprio
i genitori dei ragazzi stessi. Corrono tutto il giorno, non guardano
mai in faccia i propri figli, e pensano di compensare le loro
mancanze con soldi e beni materiali (magari anche attraverso il
massiccio uso di oggetti tecnologici... Salvo poi lamentarsi del
fatto che gli adolescenti vivono troppo nella cosiddetta “realtà
virtuale”). In secondo luogo, m'innervosisce il pregiudizio...
Infatti,
è vero che - ad uno sguardo superficiale – i giovani possono
apparire freddi e distanti. In realtà, non è così... Sono
semplicemente disillusi, ignorati, e lasciati a vagare come tanti
“vuoti a perdere”. Io dico sempre che è un po' come se fossero
ricoperti da un velo di cellophane, e polvere. Basta grattare
leggermente via il cellophane, per vedere esplodere tumultuoso il
fiume che hanno dentro. Ecco perché parlo di pregiudizio... Non si
possono “sparare sentenze”, senza conoscere l'effettiva realtà
della situazione (o, ancora peggio, far finta di non capirla per
evitare così di mettersi in gioco).
Mio
padre, che è un “filosofo auto-didatta”, dice sempre che il
concetto di vuoto non esiste: qualunque cosa, o persona, se non viene
riempita di “Bene”, si colma con il “Male”. E' quello che sta
accadendo alle nuove generazioni... Dopo essere state “colposamente
educate al vuoto” da chi le ha precedute, rischiano di assumere
abitudini e tendenze deleterie. Allo stesso tempo, però, se ai
giovani vengono proposti modelli positivi (con le giuste modalità),
sono assolutamente pronti e disponibili per riceverli... Sono come
delle piantine fragili che, rimaste per troppo tempo senz'acqua,
assorbono ogni piccola goccia che gli viene donata.
Mi
auguro davvero che, prima o poi, a partire dalla scuola, si capisca
che ciò che bisogna insegnare ai ragazzi – prima di ogni altra
cosa - è “imparare a vivere”. Sogno un'istruzione meno
“nozionistica”, e più vera e concreta. A mio avviso, al vertice
di qualunque programma didattico, dovrebbe esserci l'obiettivo di
formare adulti coscienti di sé stessi e del Mondo che li circonda
(anche attraverso la “cultura”, intesa in senso “classico”...
L'Arte, infatti, come già detto altre volte, è lo strumento cardine
per imparare a conoscere e conoscersi).
Anima Blu