Oggi vi voglio raccontare dell'ultima,
ennesima, disavventura capitatami con Rfi - Rete Ferroviaria
Italiana. Il motivo per cui ve la racconto non sta tanto nel
denunciare il singolo episodio che mi è accaduto (su queste cose,
ormai, ci ho fatto il “callo”...), ma bensì per portare
all'attenzione di tutti un'ingiustizia e una possibile “situazione
di grave pericolo”.
Andiamo con ordine... Sabato 8 novembre
2014 sono arrivato nella stazione di Alessandria con il treno
Frecciabianca 9824 delle ore 20.43. Faccio una premessa: la stazione
di Alessandria, da sempre, è sprovvista di qualsivoglia ascensore o
montascale (sono in corso, da non so quanti anni, i lavori per la
messa in funzione degli stessi...). Questo significa che ogni
qualvolta un treno non arrivi sul primo binario (i treni a lunga
percorrenza non ci arrivano praticamente mai...), la persona in
carrozzina sia costretta ad attraversare le rotaie. E' l'unica
soluzione. Non ce ne sono altre. L'attraversamento dei binari viene
effettuato dalla persona in carrozzina, con due operatori della
cooperativa dedita all'assistenza (addetti alle pulizie reimpiegati,
all'occorrenza, per questo ruolo... Solo nelle città in cui c'è grande affluenza - Roma, Milano, Torino, eccetera -, e in cui fra l'altro non ci sono particolari problemi di barriere architettoniche, c'è personale dedicato esclusivamente all'assistenza disabili) più un responsabile della
movimentazione ferroviaria (un “dirigente”, come viene chiamato
in gergo...). Fino all'altro giorno, inoltre, ha SEMPRE attraversato
con me mia moglie Cinzia.
Altra premessa: ad Alessandria ci sono
arrivato e partito innumerevoli volte. Oltre ad aver vissuto nelle
vicinanze per svariati anni (in Monferrato), continuo ad andarci con
regolarità e frequenza (i miei genitori vivono ancora lì...).
Perciò, conosco bene la situazione... Affermo, quindi, con la
massima tranquillità e certezza che mia moglie (o, comunque, gli
altri miei accompagnatori) hanno SEMPRE attraversato con me sui
binari. Tutto questo, come dicevamo, fino all'altro giorno...
Infatti, sabato 8, ho improvvisamente scoperto che l'accompagnatore
non poteva più attraversare. Sono cambiate le regole, direte voi.
No. Infatti, a mia precisa domanda, il responsabile della
movimentazione ferroviaria (il “dirigente”...) ha affermato che
la regola c'è sempre stata e ha NEGATO CATEGORICAMENTE che io possa
aver mai attraversato con mia moglie. “Nessun dirigente può averle dato il permesso di passare sui binari. L'accompagnatore, infatti,
non è coperto dall'assicurazione... Nella malaugurata ipotesi capiti
qualcosa, io rischio il mio posto di lavoro (e così tutti gli altri
miei colleghi...)”... Queste le sue parole. Peccato non fosse
assolutamente vero. Ho SEMPRE attraversato con l'accompagnatore,
sotto la supervisione ed il consenso di svariati “responsabili”
(le stesse operatrici della cooperativa, sul momento, hanno ammesso
fosse vero...).
A quel punto, di fronte alla situazione
surreale che ci trovavamo di fronte, mia moglie si è rifiutata di
fare il sottopassaggio e di lasciarmi da solo (a fare, oltretutto,
una cosa molto pericolosa che non avevo mai fatto prima senza di lei.
Di notte, per giunta...). Il dirigente, allora, ha detto di esser
costretto a chiamare la Polfer – Polizia Ferroviaria. “La chiami
pure... Non c'è nessun problema!”, gli abbiamo risposto noi. Così
ha fatto... Dopo pochi minuti, sono arrivati tre agenti (se fosse
sceso Provenzano, ci sarebbe stata meno gente...). Il maresciallo,
una volta compresa la situazione, ha dato immediatamente il consenso
all'attraversamento. Tutto a posto, direte voi. Per niente. Infatti,
nel mentre avevamo GIA' attraversato una parte di binari, è arrivata
un'altra dirigente (un “superiore”...) che urlando ha bloccato
mia moglie. Tutto questo mentre ERAVAMO IN MEZZO ALLE ROTAIE. A quel
punto, notando che stava per iniziare una discussione fra il
maresciallo e la dirigente, ed avvertendo una forte situazione di
pericolo, Cinzia è tornata indietro e ha fatto il sottopasso
(dopo, naturalmente, avermi visto attraversare...). Questa la
narrazione di quanto accaduto. A ciò aggiungo che, una volta giunti
in stazione, il maresciallo (senza alcuna sollecitazione da parte
mia) ha detto di aver assistito con i suoi occhi ai miei
attraversamenti precedenti. Davanti ai due dirigenti Rfi (i quali, di
fronte a lui, non hanno ribattuto nulla), ha detto: “L'ho sempre
vista attraversare, con la sua accompagnatrice”.
Alla luce dei fatti accaduti, ho alcune
domande che rivolgo a chi di competenza.
- E' normale quanto è accaduto? E' stato lecito il comportamento della dirigente che ci ha bloccato in mezzo ai binari, infischiandosene del potenziale pericolo e del consenso dato dal maresciallo della Polfer all'attraversamento? E ancora: chi comanda in una Stazione, di fronte a situazioni del genere? Perché il primo dirigente ha chiamato la Polfer per risolvere il problema, se poi la decisione della stessa non ha contato nulla?
- Dal momento che l'attraversamento sui binari è talmente pericoloso per l'accompagnatore (tanto da esser bloccati in mezzo agli stessi, nonostante la supervisione di ben tre agenti della Polizia), e dal momento che questa regola c'è sempre stata, cosa vogliamo fare con tutti gli altri dirigenti che ci hanno sempre fatto attraversare? A questo punto, dovrebbero essere licenziati tutti! Infatti, alla luce di quanto accaduto, e secondo quanto prospettato dagli stessi responsabili Rfi, hanno messo in serio pericolo la sicurezza e la tutela di mia moglie... Se non conoscevano la regola, è grave. Se la conoscevano, e non l'hanno fatta rispettare, è ancora più grave. Quindi, cosa vogliamo fare? Potrebbe apparire esagerato chiederne il licenziamento. Tuttavia, non è così. E' lo stesso dirigente Rfi che, sabato, ha prospettato la perdita del lavoro come possibile pena (“se la faccio attraversare, rischio il posto...”).
Queste sono le domande riguardo
l'episodio specifico che mi è capitato. Poi, come sempre, ci sono le
situazioni generali da cui scaturiscono i “misfatti”. In questo
caso, è la “regola” che impedisce all'accompagnatore di
attraversare. Domanda: esiste davvero questa norma? Se sì, è così
rigida, oppure la dirigente di Alessandria ha esagerato? Permettetemi
di dire che se esiste davvero, nelle forme che abbiamo conosciuto
l'ultima volta, è semplicemente VERGOGNOSA. La persona in carrozzina
non solo viene “umiliata” dalla totale mancanza di ascensori
(costretta ad attraversare i binari, con una notevole perdita di
tempo e fatica), ma viene anche “vessata” nel non poter avere
accanto la propria persona di fiducia. Rete Ferroviaria Italiana (o
chi per lei...) non solo non rispetta le Leggi italiane ed europee in
merito all'accessibilità, ma crea anche inutili e dannosi disagi ai
cittadini in difficoltà. Tutto questo, perché? Semplicemente per
non estendere la copertura assicurativa anche agli accompagnatori?
Sì, perché di questo si tratta. E' solo una questione di soldi,
come sempre. L'aspetto incredibile è che, al momento della
prenotazione, Rfi vuole sapere nome e cognome dell'accompagnatore e
addirittura il “ruolo” (madre, padre, moglie, eccetera)... Ma
come? Gli interessano vita/morte/miracoli di chi mi accompagna (una
pratica che ho sempre trovato alquanto stupida), e poi nel momento di
maggiore difficoltà e delicatezza lo caccia via?
Sì, perché questo è l'altro aspetto
che mi lascia perplesso: la sicurezza del “diversamente abile”
nel momento dell'attraversamento dei binari. Partendo dal principio
che Alessandria non è l'unica stazione ad avere questo problema
(viaggio spesso per lavoro, e ne ho viste parecchie), e che
l'accompagnatore non può essere presente, chi si occupa della
persona in carrozzina nell'eventualità dovesse accadere qualcosa? Si
spera, naturalmente, non succeda mai nulla. Tuttavia, è un'ipotesi
da prendere in considerazione. A domanda precisa, mi è stato
risposto che la responsabilità è degli operatori incaricati
dell'assistenza. Che dire... Immagino
che, di fronte a problemi gravi (ribaltamento di una carrozzina,
ecc...), si richiederebbe l'intervento di personale medico (non
credo, infatti, che gli addetti alle pulizie possano essere
minimamente formati per prestare una giusta assistenza “fisica” a
TUTTE le forme di disabilità. Ci sono persone che, se toccate in
modo errato, possono addirittura subire danni letali). Tuttavia, vivere un momento così terribile senza accanto la propria persona di fiducia, potrebbe essere psicologicamente DEVASTANTE (per un disabile, come per chiunque altro...). Le difficoltà
non scomparirebbero nemmeno dinnanzi a problemi “minori”
(anzi...). Come affronterebbero, ad esempio, un guasto
tecnico della carrozzina elettronica? Sposterebbero la stessa di
peso? Alcune sedie pesano un centinaio di chili. Per sollevare la
mia, ad esempio, ci vogliono almeno tre uomini... L'altra sera erano
due operatrici!? Immaginatevi tutto questo trasportato in mezzo ai
binari, di notte. L'ansia, lo spavento, eccetera...
Certo... Non sarebbe
facile nemmeno se ci fosse l'accompagnatore. E' indubbio, però, che
una persona che ti conosce sa come muoversi. Sa come prenderti,
sollevarti... Conosce la carrozzina (certamente più di due operatori
che vedi da neanche cinque minuti...). Soprattutto, è fonte di
tranquillità e sicurezza per tutti. Perché, allora, privarsene? Per
non estendere una copertura assicurativa, o non far spostare l'arrivo
di un treno sul primo binario (ove questo fosse possibile)? Forse Rfi
non si rende nemmeno conto dei possibili guai in cui si caccia da
sola.
Questi sono i dubbi che rivolgo
all'opinione pubblica, e a chi di competenza. Mi aspetto delle
risposte in merito.
Concludo dicendo che qualche avvocato
(o associazione di consumatori) dovrebbe forse andare anche a
controllare i contratti fra Rfi e le cooperative in appalto. Non
vorrei mai che, nella malaugurata ipotesi capitasse qualcosa,
cominciassero a scaricarsi le responsabilità (“sì, ma il comma
dell'articolo … , del paragrafo … , prevede che....”). Si sa
come funzionano le cose in Italia. Finché non succede nulla, si va
tutti d'accordo nel fare cose che non si dovrebbero nemmeno pensare.
Poi, appena succede qualcosa, non è mai colpa di nessuno...
Anima Blu