Pio e Amedeo hanno ragione: il problema non sono le parole... Il problema è il tono, la "cattiveria", che ci metti dentro. Hanno anche ragione quando dicono che questo clima di "falso e vuoto perbenismo", di "radical chic con lo spritz in mano" (aggiungo io), ha un po' rotto il ca**o.
È altrettanto vero, però, che certi termini (come "negro", "ricchione", o "handicappato") hanno assunto una connotazione negativa e dispregiativa... Perciò, a prescindere dalle intenzioni, sono comunque fastidiosi da ascoltare.
Diciamo che la "strada migliore", a mio avviso, è quella dell'autoironia: la "magia" scatta quando qualcuno scherza, o prende in giro, la propria "diversità" (anche con durezza, e/o utilizzando parole "scomode" ed "estreme").
In ogni caso, se una battuta non è "ignorante", "stupida", o "fine a se stessa", ben venga (anche se non è "politically correct")...
I problemi sono ben altri, suvvia 😉 !
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