Mi scrive un nuovo amico, Denis, e mi chiede (prendete esempio, gente, scrivete e dimandate):
"Francesco... Oggi, nel 2010, come stai vivendo il mondo delle disabilità? Secondo te, cosa non hanno capito i giovani di noi?"
Caro Denis, oggi vivo il mondo delle disabilità esattamente come l'ho sempre vissuto. Negli incontri che tengo (con scuole, cittadinanza eccetera) questo è, solitamente, uno dei primi (anzi, sicuramente il primo...) argomenti che saltano fuori. Ovviamente. Diciamo che io vivo il mondo delle disabilità quasi dall'esterno, sinceramente a volte non sento quasi di farne parte. Forse perchè mi sento "troppo normale", nè disabile nè diversamente abile, nè nessun altra cazzata di termine si siano potuti inventare fino ad ora. Forse perchè trovo assurdo si consideri "più diverso" degli altri uno solo perchè ha il culo su una carrozzina, in una Realtà materiale dove TUTTO è fondamentalmente Diversità. Eppure fra "quelli come me" (ci siamo capiti...) sono "anormale", un "diverso fra i diversi" potremmo dire. Le persone disabili sono, spesso, quelle che sottolineano e rimarcano più di tutti la loro "diversità"... Che tendono a volersi chiudere in un circolino. I miei concetti, ciò che credo di aver capito su questo tema, riesco a farli capire molto più facilmente ad un cosidetto "sano" piuttosto che ad un mio, per così dire, "compare" (quante virgolette in questo articolo, virgolette per farvi sottintendere. Quanto vorrei non dover scrivere, nel 2010, questo post. Quanto vorrei non ci fosse più bisogno di usare virgolette). All'inizio non mi capacitavo di come potesse accadere questa cosa, era assurdo. Per me, in carrozzina, era ed è talmente naturale non sentirmi "più diverso" rispetto a chi non ci sta che non riuscivo a capire come gli altri non condividessero quest'idea. Poi ho riflettuto, e ho trovato la risposta. Loro non hanno avuto una famiglia straordinaria come la mia! Partiamo da un principio: ogni Essere, in linea di massima, si pone nei confronti degli altri e della Società come la sua famiglia si è posta prima con lui. Attenzione, qui non c'entra l'affetto... L'Amore... O il Bene. Una persona può volerti anche tutto il Bene di questo Mondo, ma può avere determinati comportamenti che uccidono la tua Anima. Io sicuramente ho avuto due genitori che mi hanno sempre voluto molto Bene, ma ciò che mi ha reso "forte" è stato il loro considerarmi una persona, un figlio, assolutamente normale e uguale a tutti gli altri. Mi hanno sempre fatto vivere la stessa Vita che conducevano loro, non mi hanno creato una Vita ad hoc più facile o confortevole. Non sono le grandi cose che formano una personalità, ma i piccoli particolari. Si sente quando qualcuno non si pone con te in maniera naturale e spontanea, personalmente ho sviluppato la capacità di accorgermene immediatamente. Ecco, i miei genitori si sono sempre posti con me in modo naturale e spontaneo, come con un qualsiasi figlio (oltre che, fin da bambino, mi hanno sempre spinto a cercare cosa mi sarebbe piaciuto fare ed essere nella Vita, quali erano i miei Talenti, sperimentando più cose possibili... Ed oggi eccomi qui a fare l'Artista). Fra i miei amici "carrozzati" non ho notato, purtroppo, lo stesso percorso. Ho alcuni carissimi amici, figli di gente ricca, che hanno avuto sicuramente molto più di me da un punto di vista materiale (accessori, tecnologia eccetera), hanno avuto tutto ciò di cui uno in carrozzina potrebbe aver necessità. Questi ragazzi, però, non riescono a rapportarsi in modo concreto e libero con chi non vive la loro stessa condizione. Pensano che chi non è in carrozzina non possa e/o riesca a capirli. Bhe, questo è un meccanismo che scatta spesso nella mente del genere umano. E' normale, ma è sbagliato. Nella Vita domina, come già detto, la Diversità. Anche nelle scelte la Diversità premia, scegliere ciò che è Diverso da noi produce risultati sicuramente migliori. Unire persone con gli stessi problemi spesso provoca fenomeni come l'autocommiserazione, o l'aggravarsi dei lati peggiori del proprio "limite". Unire, invece, persone con problemi di radice fondamentalmente "diversa" crea una sorta di compensazione ad incastro. Le mancanze di uno vengono sopperite dall'altro, e viceversa. Questa cosa l'ho notata molto nel mio rapportarmi con i giovani, ma di questo parlerò più tardi quando risponderò alla seconda domanda di Denis. Perchè, nelle persone con disabilità, scatta fortemente questo meccanismo di auto-esclusione? Perchè le famiglie che hanno alle spalle, fin da piccoli, li hanno abituati a frequentare posti e persone in cui esisteva solo ed esclusivamente qualcosa inerente la loro "diversità"... Come quasi a volerli abituare a rapportarsi con i loro "simili". La mia famiglia, per esempio, non mi ha mai fatto vedere, nemmeno da lontano, un qualsivoglia centro per "poveri bambini sfortunati". Ho sempre vissuto con gli altri, in mezzo agli altri. Al 100%. Questo mi ha portato a non avere veli davanti agli occhi, a non sentirmi abitante di un "mondo parallelo". La colpa, però, non è nemmeno delle famiglie. Io mi ci metto nei loro panni, e le capisco. Nella Vita bisogna sempre fare il cosiddetto "giro dell'8", mettersi nei panni degli altri no? Ecco... Io, se mi metto dalla parte di una famiglia che si trova all'improvviso la "sorpresa", qualcosa con cui non ha mai avuto a che fare e forse quasi nemmeno sentito nominare, che nonostante tutto sceglie di non fare l'aborto (e non sono molte, purtroppo...), dico che è normale che vanno a cercare risposte nella Società. E qui sta il problema, caro Denis, qui s'arriva al nocciolo della tua domanda: "Oggi, nel 2010, come stai vivendo il mondo delle disabilità?". Io, personalmente, bene. Vivo una Vita assolutamente normale, sono sposato, non mi manca nulla... Non mi sento diverso perchè su una carrozzina, semmai mi sento unico (tutti, ciascuno di noi, è unico) per alcune mie particolarità (essere in carrozzina è una di queste, ma non è nè la prima e tantomeno la più importante). Tutto questo, però, perchè sono io. Francesco Canale, in arte Anima Blu. Con tutto ciò che ho alle spalle (famiglia, eccetera eccetera). Nel Mondo non tutti, però, sono stati così fortunati. E allora la domanda di Denis bisogna ribaltarla, per tutti quelli che vanno a cercare risposte nella Società: "Oggi, nel 2010, la Società come sta vivendo il mondo delle disabilità?". Male, a mio avviso. Molto male. Vive male non solo la disabilità, ma tutta la Diversità in genere. Viviamo in una Società che vuol far finta che la Diversità non esiste, che vuole far dimenticare alla gente che siamo tutti diversi. Questo è grave, è pazzesco. La Diversità è la Vita stessa. Andare contro la Diversità significa, quindi, andare contro la Vita stessa. La Società in cui viviamo, dunque, è fondamentalmente "contro la Vita" (qualcuno potrebbe dire, gentilmente, a quei rincoglioniti dei cattolici che non ha nessun senso gridare no all'aborto e contemporaneamente amare follemente il Capitalismo?). Partiamo da un presupposto: c'è qualcosa dentro l'Uomo che lo porta a rifiutare la Diversità. Da sempre. E' un meccanismo che esiste da quando esiste il Mondo. In tutte le Società precedenti la nostra la Diversità è sempre stata considerata rogna, castigo divino, maledizione, sempre un problema e mai una risorsa. Quante guerre si sono fatte ed ancora oggi si fanno contro la Diversità (anche se, c'è da dire, l'Uomo è bravissimo a coprire i suoi interessi nascosti... Mascherandoli da parvenze di concetti). Il punto, però, è proprio questo: un tempo certi atteggiamenti li si poteva giustificare attribuendoli all'ignoranza, alla mancanza di cultura, all'essere ancora "troppo bestiali". Oggi, invece? Oggi tutti dicono a gran voce che la Diversità non è un problema, che siamo favorevoli alla Diversità (l'idiozia di questa frase: devi essere favorevole ad un qualcosa che fa parte di te? Sei favorevole a te stesso?), che non emarginiamo ma anzi integriamo. Balle. Tutte balle, rivestite di perbenismo. Facciamo "finta" di essere quelli civilizzati, quelli che non hanno problemi a confrontarsi con la Vita. Invece no. Solo che noi siamo furbi, abbiamo trovato un modo "pulito" e "politicamente corretto" di sbarazzarci della Diversità. O meglio, cerchiamo di sbarazzarcene (la Diversità sta dappertutto, più la soffochi più lei esce... Come un vulcano!). Abbiamo inventato il Capitalismo. Eh già. Non l'abbiamo inventato, principalmente, per questo scopo: fondamentalmente serve per arricchire pochi, fottendo tutti gli altri nell'illusione di renderli un giorno ricchi. E' chiaro, però, che per rendere ricchi pochi non può esistere un Mondo di "diversi". Il meccanismo non funzionerebbe. Soffocare la Diversità diventa quindi, allo stesso tempo, esigenza e virtù. Abbiamo creato un'idea "condivisa" di "normalità", dove normale è colui che produce. In qualunque modo, l'importante è che produca. Non persona, non Anima, non Essenza, ma una pura e semplice matricola. Chiunque esca fuori da questo schema è fondamentalmente un "diverso", un problema da eliminare. Chi non produce o non si adegua, viene inserito in un gruppo di gente fatta tutta come lui. Dev'essere così, non può andare diversamente. Se i "diversi" vivessero liberi all'interno della Società diventerebbero delle "mine vaganti", come suggerisce il titolo dell'ultimo film di Ferzan Ozpetek. La disabilità, quindi, subisce lo stesso trattamento. La disabilità nella Società del 2010 quasi non si vede, è tutta raggruppata in tanti piccoli circolini tristi. Esattamente come in quella dell'800, del '500, e via di questo passo. In televisione raramente si vede una persona disabile (tranne in qualche trasmissione cattolica che tratta il tema dei poveri "sfortunati" che Dio ama tanto, o quando Bruno Vespa organizza la "serata a tema" invitando 500 disabili in una volta sola), e questo contribuisce a far si che quando una persona incrocia una carrozzina per strada rimanga basito (l'omosessualità, per esempio, è una Diversità molto più integrata... Perchè in tv è molto facile vedere un gay, anche se spesso l'omosex viene "sfruttato" perchè fa sorridere... Un pò come i giullari di un tempo). Una persona "disabile", in una Società dove devi sempre e comunque rendere al 500%, difficilmente trova lavoro (le liste protette, oltre ad essere un qualcosa di veramente triste, nemmeno funzionano). Insomma, sono tanti i problemi. E spesso finisce così: mia sorella lavora in una Casa di riposo, e ultimamente mi ha raccontato di un ragazzo di 30 anni, affetto da distrofia muscolare, che ha sempre e solo vissuto con sua madre, non si è mai sviluppato come persona... Ora che la madre è diventata anziana e non autosufficiente, il figlio, non avendo nessun altro, è finito assieme a lei in Casa di riposo... A 30 anni!? Lo trovo pazzesco, e m'indigno profondamente. Questa è la nostra Società, una Società che non mostra alle famiglie italiane una disabilità "vincente" (di chi come me si sposa, lavora, vive una Vita normale insomma) ma che al contrario le indirizza verso determinati luoghi, Pensieri, modi d'agire e porsi, preoccupazioni. Eh si, perchè se un figlio con "problemi" non riesce a crearsi una Vita normale la preoccupazione più grande dei genitori diventa, in una Società tra l'altro molto egoista, cosa ne sarà di lui un giorno che scompariranno loro. Così sorgono Onlus "Dopo di noi" come funghi. Queste Onlus spesso mi chiamano per le mie attività artistiche (una proprio settimana scorsa), io vado, cerco di trasmettergli qualcosa ma vi posso assicurare che sono gli ambienti più ostici di tutti, ostici a recepire certi concetti così "diversi" e "nuovi". La Società influenza in maniera sbagliata le famiglie, le famiglie a loro volta i figli, e i figli infine influenzano male se stessi e le loro scelte. E' un meccanismo vizioso, bisogna spezzarlo. Bisogna spezzarlo perchè soffoca l'Anima di persone che, come tutte le altre (nè più nè meno), avrebbero molto da dire e da dare al Mondo... Ed invece muoiono appassite su se stesse, e questo è inaccettabile per una Società così evoluta e civile come ama definirsi quella odierna del 2010.
Veniamo alla seconda domanda di Denis: "Secondo te, cosa non hanno capito i giovani di noi?". Mah, a parte che non so cosa dovrebbero capire di noi in quanto "disabili". Cioè, ritornando al discorso di prima siamo tutti quanti diversi ed ognuno, carrozzina o no, è unico. Bisogna sempre rapportarsi 1 a 1, cercare di capire chi si ha di fronte. Quelli che stanno su una carrozzina non sono mica tutti uguali, ognuno ha un suo modo di pensare, d'agire, di rapportarsi, ha dei suoi gusti. Pensare di cercare di capire chi sono TUTTI quelli che vivono su una carrozzina è stupido, oltre che impensabile. Ecco, forse ciò che non hanno capito (ma perchè nessuno gliel'ha mai mostrato, non per altro) è che i "valori" che la Società gli trasmette sono fasulli e passeggeri... La bellezza fisica, il successo, il denaro, l'Apparire invece che l'Essere. I veri Valori, con la V maiuscola, sicuramente aiutano e stimolano l'accettazione delle Diversità. Io credo, perchè l'ho provato sulla mia pelle, che i giovani sono quelli più pronti e disponibili ad accettare concetti nuovi e "diversi". Ho sempre vissuto in mezzo a loro e non ho mai avuto particolari problemi, anzi. Oggi, quando vado a parlare con loro negli incontri che tengo, ricevo moltissimo. Il problema delle nuove generazioni è che sono rassegnate, sfiduciate, rimbambite da tutto ciò che il Mondo gli butta addosso e dall'omologazione che la Società tende a volergli cucire sopra. Hanno come un velo davanti gli occhi. Basta poco però per farlo cadere questo velo, cade molto più facilmente rispetto ad un adulto. I giovani, ne sono convinto, non avrebbero nessun tipo di problema ad accettare la Diversità se solo qualcuno gliela ponesse di fianco. I giovani adorano la Diversità, la cercano, proprio perchè sono nell'età in cui ancora (per fortuna) ricercano sè stessi e le proprie diversità/unicità (procedimento, questo, che gli adulti spesso non assecondano e a volte soffocano addirittura). Prima accennavo al mio rapportarmi con i giovani, e all'unire problematiche diverse. Si, per me è stato proprio così ed il bello è che tutto è avvenuto in modo naturale e spontaneo. A scuola ho sempre cercato di fare a meno dell'insegnante di sostegno (questa figura, spesso, se non vien ben utilizzata crea un muro fra il ragazzo e i suoi compagni), perchè volevo che la mano me la desse la classe. Solitamente, quando avevo bisogno di qualcosa il primo che si alzava in piedi e veniva a darmi una mano era un cosiddetto "ragazzo difficile"... Quelli che a scuola vanno male, che vengono da situazioni familiari disastrate, quelli che io ho affettuosamente definito "pinocchietti". Irrimediabilmente, poi, diventavamo amici perchè nasceva una sorta di concordanza Spirituale e Fisica: loro davano una mano a me da un punto di vista pratico, e io li stavo ad ascoltare cercando anche di dargli buoni consigli. Vedete, cari amici, caro Denis, come la Diversità spunta sempre fuori: i limiti di uno vengono compensati dalle capacità dell'altro, e viceversa. Come dovrebbe essere sempre, fra buoni amici. Bene, siamo arrivati alla conclusione di questo articolo. Desideravo precisare ma, molti di voi già lo sanno, che critico fortemente la Società e, ad un primo sguardo, può sembrare che generalizzo troppo o faccio del qualunquismo. E' ovvio che c'è anche tanto di buono nella Società, degli ottimi spunti da cui partire (i giovani, per esempio)... Sulla Diversità volevo sottolineare, però, che, al contrario di quanto può sembrare, siamo ancora MOLTO indietro. Impegnamoci tutti, allora. Lo dico sopratutto ai più "diversi" (mi sento un pò un idiota a dover scrivere certe cose): non rassegnatevi a vivere una Vita mediocre, non pensate che non potete vivere una Vita "normale", non fermatevi a chi è più simile a voi... Andate oltre, guardate oltre... Fuori dal vostro piccolo orizzonte. C'è un'umanità intera, fatta sopratutto di giovani, che aspetta solo di essere istruita e di poter conoscere ciò che la Società del 2010 spesso gli nasconde. Un abbraccio a tutti, uguali e diversi. Anima Blu
mercoledì 19 maggio 2010
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2 commenti:
Carissimo Francesco,
tu hai ricevuto due grandi doni:
una bella famiglia e una spiccata intelligenza che ti hanno permesso di vivere abbastanza serenamente nonostante l' impedimento fisico.
Raggiungere questo risultato di integrazione, in una società capitalistica, è molto più difficile quando si parla di handicap mentale.
Dobbiamo insieme impegnarci a costruire una società dinontorganica.
Un abbraccio
Nicola Mele
Ciao Francesco,sn una ragazza di camisano vicentino un paese dove sei venuto a parlare di te e della tua vita...io sn rimasta affascinata dalle tue parole, molti dei miei amici mi credono pazza solo perchè dico k al mondo dovrebbero esistere molte persone come te...persone che hanno capito il significato della vita, persone vere...
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