giovedì 21 ottobre 2010

Replica ad Andrea Bocelli - NO alle scuole differenziate


Cari amici,
rieccomiiiii! Come va? Come ve la siete passati quest'estate? Spero bene. Alcuni di voi si stavano preoccupando del mio silenzio sul blog (quattro mesi che non pubblico, accipicchia!), ma gli impegni e i progetti che ho in ballo mi hanno un pò sommerso (oltre al fatto che mi sono preso un pò di meritato riposo!). Come poteva tornare il vostro caro Anima Blu? Sono sicuro che vi aspettavate tornassi con un bell'articolo sulla rottura definitiva fra Berlusconi e Fini (che poi io non ho ancora capito: ma hanno rotto 'sti due o no? Di sicuro hanno rotto le palle a noi, anzi ce le hanno sfracassate con la storia della casa di Montecarlo! Un'estate intera a parlare di una cazzo di casa, con tutti i problemi che ha l'Italia! Per Dio! Dico solo una cosa: se ne vadano a casa TUTTI, a Montecarlo o dove gli pare a loro... Basta che sia lontano quanto basta da Palazzo Chigi!), oppure vi aspettavate mi unissi al coro infinito di vermi che nelle ultime settimane stanno facendo sciacallaggio quotidiano sulla povera Sarah Scazzi? Che vergogna e che disgusto. No, torno con una mia risposta personale a certe affermazioni che Andrea Bocelli ha fatto in tv... Precisamente mi riferisco alla puntata di Matrix del 29 settembre, in cui l'artista era ospite. Non vi anticipo nulla, è tutto descritto chiaramente in una lettera che ho scritto e che vi riporto interamente. Questa lettera l'ho spedita alla redazione di Matrix, ed essendo un programma Mediaset l'ho trasmessa per conoscenza anche alle trasmissioni di Barbara D'Urso e "Le Iene". Pur avendo fatto riferimenti alla mia attività artistica e al fatto che abbia già partecipato a trasmissioni televisive (volevo fargli capire che non sono uno sprovveduto, uno che si sveglia una mattina con la voglia di dire la sua!), non ho ricevuto nemmeno mezza riga di risposta (forse sono troppo occupati, come dicevo prima, a fare sciacallaggio!). Personalmente, però, non ci stavo all'idea di tenere questa lettera chiusa in un cassetto... Così ho pensato di pubblicarla qui, condividerla con voi, e renderla in qualche modo pubblica. Fatemi sapere cosa ne pensate, commentando sotto l'articolo o via mail all'indirizzo animablu@associazionelaquilone.org. Un abbraccio e buona lettura! Anima Blu

PS: Non passerà più così tanto tempo fra un articolo e l'altro!! Promesso!!


Spettabile Redazione,
mi chiamo Francesco Canale e sono un artista di 21 anni diversamente abile (http://www.ilsensodellavita.tv/ospiti.php?id=18&k=2). Vi scrivo in merito ad un'intervista rilasciata da Andrea Bocelli il 29 settembre scorso alla trasmissione Matrix. Sono rimasto abbastanza sconcertato delle dichiarazioni del signor Bocelli, artista che peraltro stimo molto, in merito al suo essere favorevole a forme di scuole differenziate per gli alunni disabili. Al di là del fatto che ognuno può avere le opinioni che vuole, ciò che trovo preoccupante è l'effetto deleterio che un messaggio del genere può avere sull'opinione pubblica... Tanto più se a lanciarlo è una personalità come Andrea Bocelli, con tutto il suo background di esperienza personale. Voglio dire questo: se a sostenere che le scuole differenziate possano essere una buona soluzione è uno sconosciuto assessore perfettamente abile (tranne che nel cervello forse...) ha un certo impatto, ma se a sostenere la stessa teoria arriva il diversamente abile Andrea Bocelli... Bhe, quello stesso impatto è quantomeno centuplicato. Ancora di più se non c'è nessun contradditorio, altrettanto autorevole, a sostenere altre idee. Il tenore sostiene di essersi trovato bene all'interno di uno di quegli istituti e che lì i diversamente abili starebbero sicuramente meglio. Io invece sostengo che, nonostante le mille difficoltà che posso aver incontrato, ciò che mi ha regalato e trasmesso la scuola è impagabile. Ho 21 anni, sono felicemente sposato, ho un lavoro che adoro e persone straordinarie intorno a me... Amo la Vita più di qualunque cosa al Mondo, nonostante sia totalmente privo degli arti dalla nascita... Posso dire, con ferma convinzione, che se oggi sono quello che sono lo devo in buona parte alla scuola e ai rapporti d'amicizia che ho coltivato in essa e che ancora adesso porto avanti. Non mi sono mai sentito un diverso, e nemmeno un discriminato. Pensate che in classe facevo addirittura a meno dell'insegnante di sostegno, grazie al feeling fortissimo che si creava ogni volta con i compagni. Le mie mani erano le loro mani, ed io davo a loro altre cose di cui magari erano carenti. Ci si aiutava reciprocamente insomma, come dovrebbe essere sempre fra buoni amici! Ho finito da poco gli studi scolastici, e l'ambiente di classe mi manca moltissimo. Vado spesso a parlare nelle scuole, a raccontare la mia storia, a dialogare senza pretendere d'insegnare nulla, ed ogni volta quello che mi trasmettono i ragazzi e l'armonia che nasce (magari in un'ora sola d'incontro) è commovente. Vi posso assicurare che nella mia rubrica telefonica gli amici “abili” sono nettamente la maggioranza rispetto ai cosiddetti amici “diversamente abili”... Questo perchè la bellezza della Vita e dei rapporti umani sta proprio nella “diversità”. Non esiste una normalità, nessuno di noi è totalmente uguale ad un altro. Qualunque buon psicologo o pedagogista vi direbbe che il buon sviluppo di una persona passa proprio attraverso il confronto con chi è diverso, e anche molto, e non con chi vive situazioni simili. Non posso nemmeno immaginare come sarebbe stata la mia Vita se avessi passato gli anni scolastici in una struttura triste e piena di “gente come me”, invece che viverli nella gioia e nella spensieratezza. Che desolazione ritrovarsi nel 2010 a dover sentire parlare ancora di certe cose, e a urlare idee che dovrebbero essere stra-scontate. Mi domando davvero che senso abbia tutto il progresso che l'essere umano ha raggiunto, e se il progresso sia poi davvero così reale. E' progresso ritrovarsi nel 2010 a parlare di scuole differenziate che erano in vigore negli anni '50? Mah... Non mi si venga a giustificare queste stupidaggini con il fatto che le scuole non sono abbastanza efficienti e che i diversamente abili non sono seguiti come meritano. La soluzione non è certo eliminare definitivamente il problema, rinchiudendo i disabili in strutture a parte (dove non credo, peraltro, si attuerebbe una didattica migliore). La soluzione è semmai rinforzare con fondi adeguati le strutture pubbliche (cosa che invece, oggi, non accade), formare in modo adeguato i docenti (“utilizzando” le stesse persone diversamente abili), mettere al centro dell'istruzione l'essere umano (perchè se al centro non c'è prima di tutto questo, qualunque altro insegnamento è totalmente inutile). In conclusione, permettetemi di annotare l'ipocrisia di Andrea Bocelli (e molti altri come lui) che sono schierati a tutto campo contro l'aborto dei cosiddetti “soggetti deboli” (giustamente!), ma che poi vorrebbero far morire l'Anima di quegli stessi soggetti rinchiudendoli in strutture di un certo tipo, che ricordano tanto i lager. A questo punto dico provocatoriamente che era più onesto Hitler ad applicare un'eugenetica evidente, a togliere il “problema” alla radice, piuttosto che fare gli ipocriti e l'eugenetica “psicologica” metterla in atto tutti i giorni in un modo sottile ed infame. Ritornando all'inizio del mio discorso, però, ciò che importa a me non è tanto l'opinione di questo o quell'altro. Ognuno è liberissimo di avere quella che vuole. Ciò che preoccupa a me, come ho già detto, è l'impatto che i mass media hanno sulle persone. Conoscendo la sensibilità e l'attenzione che ponete nel creare la Vs. trasmissione, spero possiate dare spazio anche a storie ed opinioni diverse rispetto a quelle espresse dal Sig. Bocelli, in modo che la gente possa liberamente (com'è giusto che sia) formarsi un'opinione. Vi ringrazio per la cortese attenzione.
Cordiali saluti.
Francesco Canale

Privilegi di Casta...

Il giorno 21 settembre 2010 il Deputato Antonio Borghesi dell'Italia dei Valori ha proposto l'abolizione del vitalizio che spetta ai parlamentari dopo solo 5 anni di legislatura in quanto affermava cha tale trattamento risultava iniquo rispetto a quello previsto dai lavoratori che devono versare 40 anni di contributi per avere diritto ad una pensione. Indovinate un po' come è andata a finire!

Presenti 525
Votanti 520
Astenuti 5
Maggioranza 261
Hanno votato sì 22
Hanno votato no 498

Ecco un estratto del discorso presentato alla Camera:

Penso che nessun cittadino e nessun lavoratore al di fuori di qui possa accettare l’idea che gli si chieda, per poter percepire un vitalizio o una pensione, di versare contributi per quarant’anni, quando qui dentro sono sufficienti cinque anni per percepire un vitalizio. È una distanza tra il Paese reale e questa istituzione che deve essere ridotta ed evitata. Non sarà mai accettabile per nessuno che vi siano persone che hanno fatto il parlamentare per un giorno - ce ne sono tre - e percepiscono più di 3.000 euro al mese di vitalizio. Non si potrà mai accettare che ci siano altre persone rimaste qui per sessantotto giorni, dimessisi per incompatibilità, che percepiscono un assegno vitalizio di più di 3.000 euro al mese. C’è la vedova di un parlamentare che non ha mai messo piede materialmente in Parlamento, eppure percepisce un assegno di reversibilità.
Credo che questo sia un tema al quale bisogna porre rimedio e la nostra proposta, che stava in quel progetto di legge e che sta in questo ordine del giorno, è che si provveda alla soppressione degli assegni vitalizi, sia per i deputati in carica che per quelli cessati, chiedendo invece di versare i contributi che a noi sono stati trattenuti all’ente di previdenza, se il deputato svolgeva precedentemente un lavoro, oppure al fondo che l’INPS ha creato con gestione a tassazione separata. Ciò permetterebbe ad ognuno di cumulare quei versamenti con gli altri nell’arco della sua vita e, secondo i criteri normali di ogni cittadino e di ogni lavoratore, percepirebbe poi una pensione conseguente ai versamenti realizzati. Proprio la Corte costituzionale, con la sentenza richiamata dai colleghi questori, ha permesso invece di dire che non si tratta di una pensione, che non esistono dunque diritti quesiti e che, con una semplice delibera dell’Ufficio di Presidenza, si potrebbe procedere nel senso da noi prospettato, che consentirebbe di fare risparmiare al bilancio della Camera e anche a tutti i cittadini e ai contribuenti italiani circa 150 milioni di euro l’anno.

Non ne hanno datto notizia nè radio, nè giornali, nè Tv OVVIAMENTE.

mercoledì 30 giugno 2010

L'arroganza dei Padroni...




Sapete, cari amici, ero indeciso se intitolare questo articolo "La deriva" o "L'arroganza dei Padroni". Ho optato, come vedete, per la seconda. "La deriva" non sarebbe stata male... Perchè ci siamo in una deriva, oh altrochè. Una deriva sotto innumerevoli punti di vista: sociale, politica, economica. "L'arroganza", però, esprime molto meglio ciò che, a mio avviso, stiamo vivendo nelle ultime settimane. E Padroni, direte voi, Padroni cosa c'entra? "L'arroganza dei Padroni", già... L'arroganza di gente come quella nelle foto qui sopra. Padroni, che siano essi a capo di una grande azienda, o seduti sugli scranni di un Parlamento che, grazie ad un Presidente del Consiglio - imprenditore, si è ormai trasformato in una azienda a proprio TOTALE USO E CONSUMO. Vergogna!
"Una mattina... Mi son svegliato... Oh Brancher, ciao! Brancher, ciao! Brancher, ciao ciao ciao!
Una mattinaaaaaaaaa... Mi son svegliatooooooooooo... Ed ho trovato un nuovo Minister!"
Vi piace questa nuova versione di "Bella ciao", creata dal sottoscritto? Eh si, perchè è andata proprio così. Un giorno accendo il telegiornale e scopro non solo che abbiamo un nuovo Ministro, ma lo vedo addirittura mentre sta già giurando davanti a Napolitano! Incredibile, penso, devono aver attivato un nuovo servizio che si chiama FastMinister! Eh si, c'è da ridere per non piangere! A parte gli scherzi, è molto grave quello che è successo. Primo perchè non è sopportabile che si nomini un Ministro e lo si porti direttamente a giurare dal Capo dello Stato, senza che la popolazione sappia nulla. Per Dio, i politici sono nostri dipendenti e non è accettabile che facciano quel cazzo che vogliono! Possibile che questo sacrosanto Principio non indigni più nessuno? Secondo motivo: si nomina un nuovo Ministero, quindi con nuove spese importanti, proprio mentre Tremonti vara una manovra di sangue e lacrime (ma Berlusconi, fino qualche mese fa, non diceva che la crisi era finita? Sbaglio? Anzi, per essere più precisi sosteneva addirittura che la crisi non esisteva... Pura e semplice invenzione giornalistica! Dopo poco ecco che, bum, arriva la mazzata! Mazzata che, ovviamente non va a colpire i ricchi e quelli che evadono le tasse, tasse che se venissero recuperate basterebbero ampiamente a coprire i costi della manovra, ma come sempre abbatte la sua scure su tutto ciò che rientra nel capitolo SERVIZI DELLO STATO AI CITTADINI)... Ministero del nulla, tra l'altro (anche qui, la materia andrebbe regolata: i Ministeri dovrebbero essere fissi, prestabili, non modificabili dalla legislatura di turno... Far si che la creazione di un nuovo Ministero sia possibile solo nel caso di comprovate ed oggettive necessità). La situazione è terribilmente assurda, rappresentanti del Pdl che di fronte alle telecamere non sanno rispondere alla domanda su cosa si debba occupare il signor Brancher nella veste di Ministro. Pessima figuraccia del Governo, calano i consensi, ma non più di tanto (in questo Paese drogato che, ormai, digerisce qualunque porcata). E' evidente che è stato messo li solo per consentirgli di usufruire del legittimo impedimento. Infatti, dopo qualche giorno, zitto zitto e quatto quatto (forse pensava, o sperava, di passare inosservato) il neo-Ministro chiede di usufruire dello scudo legislativo nel processo che lo vede imputato per la scalata ad Antonveneta. Che vergogna, che squallore, che ARROGANZA! Una vera e propria presa per il culo verso tutti gli italiani! L'ennesimo verme che crede che lo Stato sia un servizio a proprio uso e consumo... E d'altronde, da parte sua, Brancher ha pure ragione: lo fanno tutti, perchè non posso farlo io? Non gli si può dare torto, Silvio docet! Solo che lui era palesemente stronzo, persino Napolitano (fra un sonnellino e l'altro) se n'è reso conto! Passo indietro, inevitabile. State tranquilli, però, che un modo per scamparsela dai tribunali lo troverà lo stesso. Come pure il signor Dell'Utri, condannato a 7 anni... Credete si farà un solo giorno al fresco? Ma nemmeno per sogno. Marcello Dell'Utri, altro Padrone arrogante che ha avuto la faccia di dire, nel giorno in cui è stato condannato, che il mafioso Mangano è un eroe. Un eroe perchè è stato zitto, e non ha tirato in ballo lui e il compagno di merende Silvio. Nella tradizione mafiosa chi parla viene considerato un traditore, chi sta zitto un eroe. Forse non c'era nemmeno bisogno di processarlo Dell'Utri per capire che prova quantomeno delle simpatie per le abitudini di certi clan.
"E poi... E poi... E poi sarà come morire" cantava Giorgia.
E poi? Poi c'è l'arroganza dei Padroni, quelli veri (non quelli che si sono auto-proclamati Padroni della nazione Italia), quelli chiamati così dalla notte dei Tempi, i Padroni delle fabbriche. Padroni tipo il signor Marchionne, capo di un'azienda vanto per il nostro Paese nel Mondo: la Fiat. E cosa fa questo Padrone, capo dell'azienda Fiat, vanto d'ITALIA? Dice ai lavoratori, ITALIANI, che o accettano tutto quello che vuole lui oppure li manda a 'fanculo e porta le Panda a produrre in POLONIA! Ecco, questo è il vanto della nostra Italia. Si fanno belli all'estero con il marchio Fiat, stringono accordi in giro per il Mondo, firmano contratti in America con la General Motors e intanto agli italiani... Cosa dicono? Dicono che non devi più rompere le palle, che il diritto allo sciopero è praticamente saltato, che nominano una sorta di commissione inquisitrice per mandarti a casa se non ti comporti esattamente come piace all'azienda. E' molto grave quello che è successo a Pomigliano d'Arco, un passo indietro di centinaia di anni. E' un accordo (accordo, imposizione diciamo) che se rimarrà valido spianerà la strada ad un nuovo e tremendo modo di concepire il lavoro. Vedete, cari amici, la corda del mercato si è troppo tirata ed ora per far si che non si strappi stiamo andando verso un ritorno al lavoro quasi senza diritti. Stiamo andando, se non ci siamo già, praticamente verso il delirio. Gli imprenditori, che se c'è da far sacrifici non mettono certo in ballo i loro guadagni, pretendono dai lavoratori regole non negoziabili e fuori da qualunque contesto di Paese democratico e civile. Se s'iniziano a far deroghe ai contratti collettivi su temi così delicati, lasciando ad ogni impresa la libertà di stabilire autonomamente la propria regolamentazione (senza alcuna trattativa fra le parti), è la fine. E' la fine dei sindacati, che a questo punto non hanno più alcun senso di esistere (Cisl e Uil da un pò di tempo, ormai, si sono svendute ai Poteri forti. Vergogna! Resiste solo la Cgil, seppure al suo interno anche lei sia parecchio frantumata). E' la fine della presenza dello Stato a tutela del cittadino più svantaggiato (in questo caso il lavoratore), è la fine di qualunque Statuto, è la fine della Costituzione. C'è stata poca protesta nei confronti dello scempio che vogliono compiere Marchionne e compagnia bella, non si comprende la pericolosità di questo punto 0 da cui si vuol far ripartire il lavoro. Ripeto, non è tanto l'Accordo in se ma più di tutto ciò che rappresenta e può rappresentare in un futuro non troppo lontano. Il referendum, come ovvio, ha premiato la Fiat (è evidente che, posti di fronte ad un ricatto di questo tipo, i lavoratori scelgano quello che per loro è il "male minore"). Il fronte del NO, comunque, ha avuto un ottimo risultato. Risultato che non mi aspettavo, e che mostra come abbiano votato contrari operai anche non della Fiom (in quello stabilimento i tesserati Cgil sono poco più di 600). Spero Marchionne si ravveda, ma la vedo dura. Probabilmente, con un'opposizione così ampia (Fiat contava e voleva un plebiscito praticamente unanime, per non avere poi casini lungo il percorso), l'Accordo salterà e le Panda si faranno in Polonia... Successivamente verranno vendute e vantate in tutto il mondo come made in Italy, alla facciazza dei lavoratori ITALIANI, cornuti e mazziati. L'affare Pomigliano insegna, a mio avviso, come, con la grande precarietà in cui tutto il Mondo è immerso, l'unica garanzia rimasta sia (nonostante tutto) la centralità dello Stato. Saltata quella, ognuno nel suo piccolo (per modo di dire) può crearsi uno staterello dittatoriale in cui le regole le stabilisce lui. Occhio quindi (e mi rivolgo all'opposizione) ad applaudire con tanta foga al federalismo. Un federalismo vero, solidale, potrebbe anche funzionare ma con questa gente al Governo rischia di diventare lo sfaldamento completo dello Stato... La creazione di tanti piccoli staterelli egoisti, a scapito (come sempre) dei più poveri.
Il filo conduttore di questo articolo è stata la mia profonda indignazione verso coloro che detengono il Potere (di qualunque tipo esso sia) e verso l'arroganza che mostrano ormai senza più nemmeno un filo di pudore. Desidero concludere associando alla mia indignazione quella dell'amico Renzo, il quale mi ha mandato questa piccola riflessione:

"ORA BASTA DAVVERO!!!! Dobbiamo fare in modo che questi attacchi alla Costituzione e ai Valori su cui si fonda finiscano. Ho parlato di questa questione con un ex ministro, ora all'opposizione, mi ha chiaramente detto che la situazione è molto grave e che se non ci svegliamo la Democrazia in Italia corre gravissimi rischi. Io sono veramente molto preoccupato.
Questi " signori" propongono leggi e provvedimenti ad personam con un'arroganza che non ha precedenti. E il fatto grave è che anche l'opposizione e lo stesso Napolitano, a mio parere, non assumono una posizione di netta e definitiva condanna. Insomma, devono dire ufficialmente a tutti i cittadini italiani: ORA BASTA, ORA BASTA DAVVERO!!!! Avrei una proposta, io: aggiungerei in fondo al testo dell'inno nazionale ADESSO BASTA. Quindi, si canterebbe così: l'Italia chiamò si ORA BASTA. Fammi sapere che cosa ne pensi. Un'altra cosa voglio dirti. ADESSO BASTA credo potrebbe anche essere un ottimo nome e slogan di un partito o movimento di vera opposizione."
Condivido in pieno la tua preoccupazione, caro amico. La modifica all'Inno d'Italia può significare, simbolicamente, il ritorno ad un patriottismo vero. Come dicevo prima, tutti quei signori che vanno in giro per il Mondo a riempirsi la bocca di paroloni d'Amore verso il nostro Paese in realtà dimostrano, nelle loro azioni, di tenerci ben poco alla Nazione che li ha cresciuti. Gli italiani stessi credo, in realtà, non amino molto l'Italia. Affidarla a gente come Berlusconi è come dar da bere ad un alcolista. Un suicidio, praticamente. Non credo ci sia bisogno di fondare un nuovo Partito, penso che gli strumenti per consentire alla Sinistra di fare ed essere vera opposizione ci siano tutti. Manca, in alcuni movimenti (uno a caso: Partito Democratico), proprio quello slogan che dici tu Renzo: ADESSO BASTA. Manca la Forza e la Determinazione di capire che, almeno in questo momento, essere moderati a tutti i costi non serve a un benemerito cazzo. In questo momento di grave crisi per il Paese occorre essere UNITI, DURI, e DECISI. Occorre fermare il prima possibile la deriva del berlusconismo, altrimenti (come dico sempre) fra 10-20 anni ci ritroveremo a fare i conti (come pugili suonati) con i danni irreversibili provocati dal mal governo del nano di Arcore. Auguri, Italia! Anima Blu

La cattiveria delle donne

Un uomo e una donna si scontrano in un incidente automobilistico.
Le due auto sono distrutte, anche se nessuno dei due è ferito.
Riescono a strisciare fuori dalle macchine sfasciate e la donna dice all'uomo: 'Non riesco a crederci: tu sei un uomo... io una donna. E ora guarda le nostre macchine: sono completamente distrutte eppure noi siamo illesi. Questo è un segno: il destino ha voluto che ci incontrassimo e che diventassimo amici e che vivessimo insieme in pace per il resto dei nostri giorni.'
E lui: 'Sono d'accordo: deve essere un segno del cielo!'
La donna prosegue: 'E guarda quest'altro miracolo... La mia macchina è demolita ma la bottiglia di vino che avevo dentro non si è rotta. Di certo il destino voleva che noi bevessimo questo vino per celebrare il nostro fortunato incontro...'
La donna gli passa la bottiglia, lui la apre, se ne beve praticamente metà e la passa a lei... ma la donna richiude la bottiglia senza berne neppure una goccia.
L'uomo le chiede: 'Tu non bevi?'
Lei risponde: 'No... io aspetto che arrivi la polizia stradale...'

MORALE: LE DONNE NON SONO PIU' INTELLIGENTI... MA SOLO PIU' CATTIVE.
(O FURBE!!!)

martedì 25 maggio 2010

Non mi riconosco più nel Tg1...


La lettera di Maria Luisa Busi


"Un giornalista ha un unico strumento per difendere le proprie convinzioni professionali: levare al pezzo la propria firma. Un conduttore, una conduttrice, può soltanto levare la propria faccia, a questo punto". E' questo uno dei punti centrali della lettera con cui Maria Luisa Busi ha annunciato l'intenzione di abbandonare la conduzione del Tg1. La missiva, tre cartelle e mezzo affisse nella bacheca della redazione del telegiornale, è indirizzata al direttore Augusto Minzolini e al Cdr, e per conoscenza al direttore generale della Rai Mauro Masi, al presidente dell'azienda Paolo Garimberti e al responsabile delle Risorse umane Luciano Flussi. Ecco il testo integrale.

"Caro direttore ti chiedo di essere sollevata dalla mansione di conduttrice dell'edizione delle 20 del Tg1, essendosi determinata una situazione che non mi consente di svolgere questo compito senza pregiudizio per le mie convinzioni professionali. Questa è per me una scelta difficile, ma obbligata. Considero la linea editoriale che hai voluto imprimere al giornale una sorta di dirottamento, a causa del quale il Tg1 rischia di schiantarsi contro una definitiva perdita di credibilità nei confronti dei telespettatori".

"Come ha detto il presidente della Commissione di Vigilanza Rai Sergio Zavoli: 'La più grande testata italiana, rinunciando alla sua tradizionale struttura ha visto trasformare insieme con la sua identità, parte dell'ascolto tradizionale".

"Amo questo giornale, dove lavoro da 21 anni. Perché è un grande giornale. E' stato il giornale di Vespa, Frajese, Longhi, Morrione, Fava, Giuntella. Il giornale delle culture diverse, delle idee diverse. Le conteneva tutte, era questa la sua ricchezza. Era il loro giornale, il nostro giornale. Anche dei colleghi che hai rimosso dai loro incarichi e di molti altri qui dentro che sono stati emarginati. Questo è il giornale che ha sempre parlato a tutto il Paese. Il giornale degli italiani. Il giornale che ha dato voce a tutte le voci. Non è mai stato il giornale di una voce sola. Oggi l'informazione del Tg1 è un'informazione parziale e di parte. Dov'è il Paese reale? Dove sono le donne della vita reale? Quelle che devono aspettare mesi per una mammografia, se non possono pagarla? Quelle coi salari peggiori d'Europa, quelle che fanno fatica ogni giorno ad andare avanti perché negli asili nido non c'è posto per tutti i nostri figli? Devono farsi levare il sangue e morire per avere l'onore di un nostro titolo.
E dove sono le donne e gli uomini che hanno perso il lavoro? Un milione di persone, dietro alle quali ci sono le loro famiglie. Dove sono i giovani, per la prima volta con un futuro peggiore dei padri? E i quarantenni ancora precari, a 800 euro al mese, che non possono comprare neanche un divano, figuriamoci mettere al mondo un figlio? E dove sono i cassintegrati dell'Alitalia? Che fine hanno fatto? E le centinaia di aziende che chiudono e gli imprenditori del nord est che si tolgono la vita perchè falliti? Dov'è questa Italia che abbiamo il dovere di raccontare? Quell'Italia esiste. Ma il tg1 l'ha eliminata. Anche io compro la carta igienica per mia figlia che frequenta la prima elementare in una scuola pubblica. Ma la sera, nel Tg1 delle 20, diamo spazio solo ai ministri Gelmini e Brunetta che presentano il nuovo grande progetto per la digitalizzazione della scuola, compreso di lavagna interattiva multimediale".
"L'Italia che vive una drammatica crisi sociale è finita nel binario morto della nostra indifferenza. Schiacciata tra un'informazione di parte - un editoriale sulla giustizia, uno contro i pentiti di mafia, un altro sull'inchiesta di Trani nel quale hai affermato di non essere indagato, smentito dai fatti il giorno dopo - e l'infotainment quotidiano: da quante volte occorre lavarsi le mani ogni giorno, alla caccia al coccodrillo nel lago, alle mutande antiscippo. Una scelta editoriale con la quale stiamo arricchendo le sceneggiature dei programmi di satira e impoverendo la nostra reputazione di primo giornale del servizio pubblico della più importante azienda culturale del Paese. Oltre che i cittadini, ne fanno le spese tanti bravi colleghi che potrebbero dedicarsi con maggiore soddisfazione a ben altre inchieste di più alto profilo e interesse generale".
"Un giornalista ha un unico strumento per difendere le proprie convinzioni professionali: levare al pezzo la propria firma. Un conduttore, una conduttrice, può soltanto levare la propria faccia, a questo punto. Nell'affidamento dei telespettatori è infatti al conduttore che viene ricollegata la notizia. E' lui che ricopre primariamente il ruolo di garante del rapporto di fiducia che sussiste con i telespettatori".

"I fatti dell'Aquila ne sono stata la prova. Quando centinaia di persone hanno inveito contro la troupe che guidavo al grido di vergogna e scodinzolini, ho capito che quel rapporto di fiducia che ci ha sempre legato al nostro pubblico era davvero compromesso. E' quello che accade quando si privilegia la comunicazione all'informazione, la propaganda alla verifica".

Nella lettera a Minzolini Busi tiene a fare un'ultima annotazione "più personale": "Ho fatto dell'onestà e della lealtà lo stile della mia vita e della mia professione. Dissentire non è tradire. Non rammento chi lo ha detto recentemente. Pertanto:
1) respingo l'accusa di avere avuto un comportamento scorretto. Le critiche che ho espresso pubblicamente - ricordo che si tratta di un mio diritto oltre che di un dovere essendo una consigliera della FNSI - le avevo già mosse anche nelle riunioni di sommario e a te, personalmente. Con spirito di leale collaborazione, pensando che in un lavoro come il nostro la circolazione delle idee e la pluralità delle opinioni costituisca un arricchimento. Per questo ho continuato a condurre in questi mesi. Ma è palese che non c'è più alcuno spazio per la dialettica democratica al Tg1. Sono i tempi del pensiero unico. Chi non ci sta è fuori, prima o dopo.

2) Respingo l'accusa che mi è stata mossa di sputare nel piatto in cui mangio. Ricordo che la pietanza è quella di un semplice inviato, che chiede semplicemente che quel piatto contenga gli ingredienti giusti. Tutti e onesti. E tengo a precisare di avere sempre rifiutato compensi fuori dalla Rai, lautamente offerti dalle grandi aziende per i volti chiamati a presentare le loro conventions, ritenendo che un giornalista del servizio pubblico non debba trarre profitto dal proprio ruolo.

3) Respingo come offensive le affermazioni contenute nella tua lettera dopo l'intervista rilasciata a Repubblica, lettera nella quale hai sollecitato all'azienda un provvedimento disciplinare nei miei confronti: mi hai accusato di "danneggiare il giornale per cui lavoro", con le mie dichiarazioni sui dati d'ascolto. I dati resi pubblici hanno confermato quelle dichiarazioni. Trovo inoltre paradossale la tua considerazione seguente: 'il Tg1 darà conto delle posizioni delle minoranze ma non stravolgerà i fatti in ossequio a campagne ideologiche". Posso dirti che l'unica campagna a cui mi dedico è quella dove trascorro i week end con la famiglia. Spero tu possa dire altrettanto. Viceversa ho notato come non si sia levata una tua parola contro la violenta campagna diffamatoria che i quotidiani Il Giornale, Libero e il settimanale Panorama - anche utilizzando impropriamente corrispondenza aziendale a me diretta - hanno scatenato nei miei confronti in seguito alle mie critiche alla tua linea editoriale. Un attacco a orologeria: screditare subito chi dissente per indebolire la valenza delle sue affermazioni. Sono stata definita 'tosa ciacolante - ragazza chiacchierona - cronista senza cronaca, editorialista senza editoriali' e via di questo passo. Non è ciò che mi disse il Presidente Ciampi consegnandomi il Premio Saint Vincent di giornalismo, al Quirinale. A queste vigliaccate risponderà il mio legale. Ma sappi che non è certo per questo che lascio la conduzione delle 20. Thomas Bernhard in Antichi Maestri scrive decine di volte una parola che amo molto: rispetto. Non di ammirazione viviamo, dice, ma è di rispetto che abbiamo bisogno".

E conclude: "Caro direttore, credo che occorra maggiore rispetto. Per le notizie, per il pubblico, per la verità. Quello che nutro per la storia del Tg1, per la mia azienda, mi porta a questa decisione. Il rispetto per i telespettatori, nostri unici referenti. Dovremmo ricordarlo sempre. Anche tu ne avresti il dovere".
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ARCHIVIO Tg1, la cacciata dei tre conduttori decisa da Minzolini e percepita come un'epurazione Una conduttrice storica che non ha firmato il documento a favore del direttore sul caso Mills, va all'attacco
Busi: "Sì, è scattata una rappresaglia
mai visto osare tanto, e perdiamo ascolti"

"C'è un clima insostenibile in redazione. Non c'è più la dialettica tra le varie sensibilità"

Maria Luisa Busi, da vent'anni al Tg1, volto di punta dell'edizione delle 20, rischia di essere la prossima ad essere allontanata dal Tg1. Perché non ha firmato l'appello a favore del direttore Augusto Minzolini sul caso Mills. E a febbraio, quando era inviata a L'Aquila, agli abruzzesi che contestavano il direttore "Scodinzolini", lei non avrebbe opposto sufficiente resistenza. La Busi è nella "lista nera" del Tg1, ma accetta di parlare.

Busi, che clima si respira oggi al Tg1? Crede sia casuale che dalla conduzione vengano cancellati i volti di coloro che non hanno firmato la lettera in favore del direttore?

"Credo non sia affatto casuale. Credo si tratti di una rappresaglia. Come dice Franco Siddi, segretario della Fnsi. Una rappresaglia che prima dei colleghi, volti storici e professionisti liberi di questo giornale, ha colpito Massimo De Strobel, caporedattore centrale, uomo chiave della storica macchina del Tg1. Anche lui non firmatario di quella lettera, guarda caso. Anche lui rimosso senza una alternativa professionale credibile. Il clima? Il clima in redazione è insostenibile, in 21 anni ho visto altri direttori riconducibili all'area culturale del centrodestra (Vespa, Rossella, Minun), nessuno aveva mai osato tanto. In quanto al "rinnovamento", di cui parla il direttore Minzolini... di che stiamo parlando? Forse che alla Bbc, alla Cnn, nella tv pubblica francese, non conta la fidelizzazione del pubblico, rispetto ai volti storici? Nel senso di quelli che hanno fatto la storia del giornale e la sua credibilità. E poi che dire di De Strobel, che non va neppure in video".

I consiglieri Rai Rizzo Nervo e Van Straten parlano di determinazione "stalinista" del direttore del Tg1.

"Fanno bene i consiglieri ad usare parole forti. La verità è che il nostro è sempre stato un giornale in cui la dialettica nella redazione tra le diverse sensibilità è stata sempre rispettata. Come è sempre stata rispettata la pluralità di voci nel Paese".

C'è chi dice che il tg1 è tg schierato. Cosa ne pensa?

"Mi chiedo come si possa dire il contrario. È sotto gli occhi di tutti, di milioni di spettatori. Sempre meno, tra l'altro. Abbiamo perso pubblico siamo attestati al 26 per cento di ascolto. Incontro continuamente gente che dice, "io non vi guardo più". La gente più disparata. Difficile credere che non dipenda da due ordini di problemi: il primo, gli editoriali. Il direttore ha diritto a farli, ma non credo debba dimenticare che si tratta del primo giornale del servizio pubblico. Che non si era mai schierato a questi livelli sui temi cari al governo e alla presidenza del consiglio. Il secondo, è la rappresentazione del Paese. Al tg1 non si parla più della vita reale, dei problemi dei cittadini, di chi ha perso il lavoro, di chi non ce la fa, dei cassintegrati, dei precari della scuola".

I conduttori del Tg1 saltano. La prossima potrebbe essere lei. Si pente di non aver firmato quel documento in sostegno del direttore?

"Non mi pento affatto. Si apriva dicendo: al Tg1 non c'è alcun disagio... Non poteva essere una affermazione condivisibile né veritiera".

Voi conduttori ci mettete la faccia. Vi imbarazza la satira del Trio Medusa, che vi prende in giro per l'annuncio dei servizi leggeri del Tg1?

"Questo crea in me un grande imbarazzo. Esercito sempre il mio ruolo, come altri colleghi, nel cercare di evitare che l'infotainment (informazione-intrattenimento) dilaghi a dismisura come sta accadendo. Una volta, come sesta notizia abbiamo dato i cigni imprigionati dal ghiaccio in Ucraina e poche righe sullo sciopero generale in Sardegna. Senza nulla togliere ai colleghi che fanno quei pezzi cosiddetti leggeri, e cercano di farli al meglio, così non si può andare avanti. Ma il peggio è stato a L'Aquila, quando a protestare contro la troupe del Tg1 che guidavo, sono state centinaia di persone terremotate".

OGNI SCARRAFONE E' BELLO A MAMMA SUIA



Bello, simpatico e soprattutto intelligente... Grande speranza del futuro del Nord
La sua storia
Figlio di un senatore del parlamento italiano, iscrittosi al liceo scientifico di Tradate, per tre volte viene bocciato all'esame di maturità, nonostante che un ispettore sia venuto appositamente da Roma per far ripetere l’esame e verificare che gli esaminatori non fossero i soliti comunisti di parte: bocciato anche in questa circostanza.
Al quarto tentativo supera molto brillantemente l'esame di stato con un eccellente 69/100: è un genio, merita un posto importante nella società.
Con i dovuti requisiti entra subito a far parte dell'organico dell'Osservatorio sulle Fiere Lombarde, per vigilare sulla "torta Expo".
Lo stipendio non è confacente alle sue pregevoli doti, ma per amore di questo paese, si accontenta di soli 12.000 € al mese per combattere la corruzione ed il nepotismo.
Alle elezioni regionali del 2010, a soli 21 anni, viene eletto consigliere regionale. Possiamo affermare con grande soddisfazione che in questo paese chi si dedica allo studio e fatica riesce sempre a raggiungere obbiettivi di prestigio.

mercoledì 19 maggio 2010

La Diversità nel 2010

Mi scrive un nuovo amico, Denis, e mi chiede (prendete esempio, gente, scrivete e dimandate):

"Francesco... Oggi, nel 2010, come stai vivendo il mondo delle disabilità? Secondo te, cosa non hanno capito i giovani di noi?"

Caro Denis, oggi vivo il mondo delle disabilità esattamente come l'ho sempre vissuto. Negli incontri che tengo (con scuole, cittadinanza eccetera) questo è, solitamente, uno dei primi (anzi, sicuramente il primo...) argomenti che saltano fuori. Ovviamente. Diciamo che io vivo il mondo delle disabilità quasi dall'esterno, sinceramente a volte non sento quasi di farne parte. Forse perchè mi sento "troppo normale", nè disabile nè diversamente abile, nè nessun altra cazzata di termine si siano potuti inventare fino ad ora. Forse perchè trovo assurdo si consideri "più diverso" degli altri uno solo perchè ha il culo su una carrozzina, in una Realtà materiale dove TUTTO è fondamentalmente Diversità. Eppure fra "quelli come me" (ci siamo capiti...) sono "anormale", un "diverso fra i diversi" potremmo dire. Le persone disabili sono, spesso, quelle che sottolineano e rimarcano più di tutti la loro "diversità"... Che tendono a volersi chiudere in un circolino. I miei concetti, ciò che credo di aver capito su questo tema, riesco a farli capire molto più facilmente ad un cosidetto "sano" piuttosto che ad un mio, per così dire, "compare" (quante virgolette in questo articolo, virgolette per farvi sottintendere. Quanto vorrei non dover scrivere, nel 2010, questo post. Quanto vorrei non ci fosse più bisogno di usare virgolette). All'inizio non mi capacitavo di come potesse accadere questa cosa, era assurdo. Per me, in carrozzina, era ed è talmente naturale non sentirmi "più diverso" rispetto a chi non ci sta che non riuscivo a capire come gli altri non condividessero quest'idea. Poi ho riflettuto, e ho trovato la risposta. Loro non hanno avuto una famiglia straordinaria come la mia! Partiamo da un principio: ogni Essere, in linea di massima, si pone nei confronti degli altri e della Società come la sua famiglia si è posta prima con lui. Attenzione, qui non c'entra l'affetto... L'Amore... O il Bene. Una persona può volerti anche tutto il Bene di questo Mondo, ma può avere determinati comportamenti che uccidono la tua Anima. Io sicuramente ho avuto due genitori che mi hanno sempre voluto molto Bene, ma ciò che mi ha reso "forte" è stato il loro considerarmi una persona, un figlio, assolutamente normale e uguale a tutti gli altri. Mi hanno sempre fatto vivere la stessa Vita che conducevano loro, non mi hanno creato una Vita ad hoc più facile o confortevole. Non sono le grandi cose che formano una personalità, ma i piccoli particolari. Si sente quando qualcuno non si pone con te in maniera naturale e spontanea, personalmente ho sviluppato la capacità di accorgermene immediatamente. Ecco, i miei genitori si sono sempre posti con me in modo naturale e spontaneo, come con un qualsiasi figlio (oltre che, fin da bambino, mi hanno sempre spinto a cercare cosa mi sarebbe piaciuto fare ed essere nella Vita, quali erano i miei Talenti, sperimentando più cose possibili... Ed oggi eccomi qui a fare l'Artista). Fra i miei amici "carrozzati" non ho notato, purtroppo, lo stesso percorso. Ho alcuni carissimi amici, figli di gente ricca, che hanno avuto sicuramente molto più di me da un punto di vista materiale (accessori, tecnologia eccetera), hanno avuto tutto ciò di cui uno in carrozzina potrebbe aver necessità. Questi ragazzi, però, non riescono a rapportarsi in modo concreto e libero con chi non vive la loro stessa condizione. Pensano che chi non è in carrozzina non possa e/o riesca a capirli. Bhe, questo è un meccanismo che scatta spesso nella mente del genere umano. E' normale, ma è sbagliato. Nella Vita domina, come già detto, la Diversità. Anche nelle scelte la Diversità premia, scegliere ciò che è Diverso da noi produce risultati sicuramente migliori. Unire persone con gli stessi problemi spesso provoca fenomeni come l'autocommiserazione, o l'aggravarsi dei lati peggiori del proprio "limite". Unire, invece, persone con problemi di radice fondamentalmente "diversa" crea una sorta di compensazione ad incastro. Le mancanze di uno vengono sopperite dall'altro, e viceversa. Questa cosa l'ho notata molto nel mio rapportarmi con i giovani, ma di questo parlerò più tardi quando risponderò alla seconda domanda di Denis. Perchè, nelle persone con disabilità, scatta fortemente questo meccanismo di auto-esclusione? Perchè le famiglie che hanno alle spalle, fin da piccoli, li hanno abituati a frequentare posti e persone in cui esisteva solo ed esclusivamente qualcosa inerente la loro "diversità"... Come quasi a volerli abituare a rapportarsi con i loro "simili". La mia famiglia, per esempio, non mi ha mai fatto vedere, nemmeno da lontano, un qualsivoglia centro per "poveri bambini sfortunati". Ho sempre vissuto con gli altri, in mezzo agli altri. Al 100%. Questo mi ha portato a non avere veli davanti agli occhi, a non sentirmi abitante di un "mondo parallelo". La colpa, però, non è nemmeno delle famiglie. Io mi ci metto nei loro panni, e le capisco. Nella Vita bisogna sempre fare il cosiddetto "giro dell'8", mettersi nei panni degli altri no? Ecco... Io, se mi metto dalla parte di una famiglia che si trova all'improvviso la "sorpresa", qualcosa con cui non ha mai avuto a che fare e forse quasi nemmeno sentito nominare, che nonostante tutto sceglie di non fare l'aborto (e non sono molte, purtroppo...), dico che è normale che vanno a cercare risposte nella Società. E qui sta il problema, caro Denis, qui s'arriva al nocciolo della tua domanda: "Oggi, nel 2010, come stai vivendo il mondo delle disabilità?". Io, personalmente, bene. Vivo una Vita assolutamente normale, sono sposato, non mi manca nulla... Non mi sento diverso perchè su una carrozzina, semmai mi sento unico (tutti, ciascuno di noi, è unico) per alcune mie particolarità (essere in carrozzina è una di queste, ma non è nè la prima e tantomeno la più importante). Tutto questo, però, perchè sono io. Francesco Canale, in arte Anima Blu. Con tutto ciò che ho alle spalle (famiglia, eccetera eccetera). Nel Mondo non tutti, però, sono stati così fortunati. E allora la domanda di Denis bisogna ribaltarla, per tutti quelli che vanno a cercare risposte nella Società: "Oggi, nel 2010, la Società come sta vivendo il mondo delle disabilità?". Male, a mio avviso. Molto male. Vive male non solo la disabilità, ma tutta la Diversità in genere. Viviamo in una Società che vuol far finta che la Diversità non esiste, che vuole far dimenticare alla gente che siamo tutti diversi. Questo è grave, è pazzesco. La Diversità è la Vita stessa. Andare contro la Diversità significa, quindi, andare contro la Vita stessa. La Società in cui viviamo, dunque, è fondamentalmente "contro la Vita" (qualcuno potrebbe dire, gentilmente, a quei rincoglioniti dei cattolici che non ha nessun senso gridare no all'aborto e contemporaneamente amare follemente il Capitalismo?). Partiamo da un presupposto: c'è qualcosa dentro l'Uomo che lo porta a rifiutare la Diversità. Da sempre. E' un meccanismo che esiste da quando esiste il Mondo. In tutte le Società precedenti la nostra la Diversità è sempre stata considerata rogna, castigo divino, maledizione, sempre un problema e mai una risorsa. Quante guerre si sono fatte ed ancora oggi si fanno contro la Diversità (anche se, c'è da dire, l'Uomo è bravissimo a coprire i suoi interessi nascosti... Mascherandoli da parvenze di concetti). Il punto, però, è proprio questo: un tempo certi atteggiamenti li si poteva giustificare attribuendoli all'ignoranza, alla mancanza di cultura, all'essere ancora "troppo bestiali". Oggi, invece? Oggi tutti dicono a gran voce che la Diversità non è un problema, che siamo favorevoli alla Diversità (l'idiozia di questa frase: devi essere favorevole ad un qualcosa che fa parte di te? Sei favorevole a te stesso?), che non emarginiamo ma anzi integriamo. Balle. Tutte balle, rivestite di perbenismo. Facciamo "finta" di essere quelli civilizzati, quelli che non hanno problemi a confrontarsi con la Vita. Invece no. Solo che noi siamo furbi, abbiamo trovato un modo "pulito" e "politicamente corretto" di sbarazzarci della Diversità. O meglio, cerchiamo di sbarazzarcene (la Diversità sta dappertutto, più la soffochi più lei esce... Come un vulcano!). Abbiamo inventato il Capitalismo. Eh già. Non l'abbiamo inventato, principalmente, per questo scopo: fondamentalmente serve per arricchire pochi, fottendo tutti gli altri nell'illusione di renderli un giorno ricchi. E' chiaro, però, che per rendere ricchi pochi non può esistere un Mondo di "diversi". Il meccanismo non funzionerebbe. Soffocare la Diversità diventa quindi, allo stesso tempo, esigenza e virtù. Abbiamo creato un'idea "condivisa" di "normalità", dove normale è colui che produce. In qualunque modo, l'importante è che produca. Non persona, non Anima, non Essenza, ma una pura e semplice matricola. Chiunque esca fuori da questo schema è fondamentalmente un "diverso", un problema da eliminare. Chi non produce o non si adegua, viene inserito in un gruppo di gente fatta tutta come lui. Dev'essere così, non può andare diversamente. Se i "diversi" vivessero liberi all'interno della Società diventerebbero delle "mine vaganti", come suggerisce il titolo dell'ultimo film di Ferzan Ozpetek. La disabilità, quindi, subisce lo stesso trattamento. La disabilità nella Società del 2010 quasi non si vede, è tutta raggruppata in tanti piccoli circolini tristi. Esattamente come in quella dell'800, del '500, e via di questo passo. In televisione raramente si vede una persona disabile (tranne in qualche trasmissione cattolica che tratta il tema dei poveri "sfortunati" che Dio ama tanto, o quando Bruno Vespa organizza la "serata a tema" invitando 500 disabili in una volta sola), e questo contribuisce a far si che quando una persona incrocia una carrozzina per strada rimanga basito (l'omosessualità, per esempio, è una Diversità molto più integrata... Perchè in tv è molto facile vedere un gay, anche se spesso l'omosex viene "sfruttato" perchè fa sorridere... Un pò come i giullari di un tempo). Una persona "disabile", in una Società dove devi sempre e comunque rendere al 500%, difficilmente trova lavoro (le liste protette, oltre ad essere un qualcosa di veramente triste, nemmeno funzionano). Insomma, sono tanti i problemi. E spesso finisce così: mia sorella lavora in una Casa di riposo, e ultimamente mi ha raccontato di un ragazzo di 30 anni, affetto da distrofia muscolare, che ha sempre e solo vissuto con sua madre, non si è mai sviluppato come persona... Ora che la madre è diventata anziana e non autosufficiente, il figlio, non avendo nessun altro, è finito assieme a lei in Casa di riposo... A 30 anni!? Lo trovo pazzesco, e m'indigno profondamente. Questa è la nostra Società, una Società che non mostra alle famiglie italiane una disabilità "vincente" (di chi come me si sposa, lavora, vive una Vita normale insomma) ma che al contrario le indirizza verso determinati luoghi, Pensieri, modi d'agire e porsi, preoccupazioni. Eh si, perchè se un figlio con "problemi" non riesce a crearsi una Vita normale la preoccupazione più grande dei genitori diventa, in una Società tra l'altro molto egoista, cosa ne sarà di lui un giorno che scompariranno loro. Così sorgono Onlus "Dopo di noi" come funghi. Queste Onlus spesso mi chiamano per le mie attività artistiche (una proprio settimana scorsa), io vado, cerco di trasmettergli qualcosa ma vi posso assicurare che sono gli ambienti più ostici di tutti, ostici a recepire certi concetti così "diversi" e "nuovi". La Società influenza in maniera sbagliata le famiglie, le famiglie a loro volta i figli, e i figli infine influenzano male se stessi e le loro scelte. E' un meccanismo vizioso, bisogna spezzarlo. Bisogna spezzarlo perchè soffoca l'Anima di persone che, come tutte le altre (nè più nè meno), avrebbero molto da dire e da dare al Mondo... Ed invece muoiono appassite su se stesse, e questo è inaccettabile per una Società così evoluta e civile come ama definirsi quella odierna del 2010.

Veniamo alla seconda domanda di Denis: "Secondo te, cosa non hanno capito i giovani di noi?". Mah, a parte che non so cosa dovrebbero capire di noi in quanto "disabili". Cioè, ritornando al discorso di prima siamo tutti quanti diversi ed ognuno, carrozzina o no, è unico. Bisogna sempre rapportarsi 1 a 1, cercare di capire chi si ha di fronte. Quelli che stanno su una carrozzina non sono mica tutti uguali, ognuno ha un suo modo di pensare, d'agire, di rapportarsi, ha dei suoi gusti. Pensare di cercare di capire chi sono TUTTI quelli che vivono su una carrozzina è stupido, oltre che impensabile. Ecco, forse ciò che non hanno capito (ma perchè nessuno gliel'ha mai mostrato, non per altro) è che i "valori" che la Società gli trasmette sono fasulli e passeggeri... La bellezza fisica, il successo, il denaro, l'Apparire invece che l'Essere. I veri Valori, con la V maiuscola, sicuramente aiutano e stimolano l'accettazione delle Diversità. Io credo, perchè l'ho provato sulla mia pelle, che i giovani sono quelli più pronti e disponibili ad accettare concetti nuovi e "diversi". Ho sempre vissuto in mezzo a loro e non ho mai avuto particolari problemi, anzi. Oggi, quando vado a parlare con loro negli incontri che tengo, ricevo moltissimo. Il problema delle nuove generazioni è che sono rassegnate, sfiduciate, rimbambite da tutto ciò che il Mondo gli butta addosso e dall'omologazione che la Società tende a volergli cucire sopra. Hanno come un velo davanti gli occhi. Basta poco però per farlo cadere questo velo, cade molto più facilmente rispetto ad un adulto. I giovani, ne sono convinto, non avrebbero nessun tipo di problema ad accettare la Diversità se solo qualcuno gliela ponesse di fianco. I giovani adorano la Diversità, la cercano, proprio perchè sono nell'età in cui ancora (per fortuna) ricercano sè stessi e le proprie diversità/unicità (procedimento, questo, che gli adulti spesso non assecondano e a volte soffocano addirittura). Prima accennavo al mio rapportarmi con i giovani, e all'unire problematiche diverse. Si, per me è stato proprio così ed il bello è che tutto è avvenuto in modo naturale e spontaneo. A scuola ho sempre cercato di fare a meno dell'insegnante di sostegno (questa figura, spesso, se non vien ben utilizzata crea un muro fra il ragazzo e i suoi compagni), perchè volevo che la mano me la desse la classe. Solitamente, quando avevo bisogno di qualcosa il primo che si alzava in piedi e veniva a darmi una mano era un cosiddetto "ragazzo difficile"... Quelli che a scuola vanno male, che vengono da situazioni familiari disastrate, quelli che io ho affettuosamente definito "pinocchietti". Irrimediabilmente, poi, diventavamo amici perchè nasceva una sorta di concordanza Spirituale e Fisica: loro davano una mano a me da un punto di vista pratico, e io li stavo ad ascoltare cercando anche di dargli buoni consigli. Vedete, cari amici, caro Denis, come la Diversità spunta sempre fuori: i limiti di uno vengono compensati dalle capacità dell'altro, e viceversa. Come dovrebbe essere sempre, fra buoni amici. Bene, siamo arrivati alla conclusione di questo articolo. Desideravo precisare ma, molti di voi già lo sanno, che critico fortemente la Società e, ad un primo sguardo, può sembrare che generalizzo troppo o faccio del qualunquismo. E' ovvio che c'è anche tanto di buono nella Società, degli ottimi spunti da cui partire (i giovani, per esempio)... Sulla Diversità volevo sottolineare, però, che, al contrario di quanto può sembrare, siamo ancora MOLTO indietro. Impegnamoci tutti, allora. Lo dico sopratutto ai più "diversi" (mi sento un pò un idiota a dover scrivere certe cose): non rassegnatevi a vivere una Vita mediocre, non pensate che non potete vivere una Vita "normale", non fermatevi a chi è più simile a voi... Andate oltre, guardate oltre... Fuori dal vostro piccolo orizzonte. C'è un'umanità intera, fatta sopratutto di giovani, che aspetta solo di essere istruita e di poter conoscere ciò che la Società del 2010 spesso gli nasconde. Un abbraccio a tutti, uguali e diversi. Anima Blu