lunedì 13 marzo 2017

Le mie Opere del Cuore (1)

Spesso, come capita a tutti gli artisti, mi viene domandato a quale corrente o periodo storico mi ispiri. Ogni volta, purtroppo, mi trovo in difficoltà nel dover rispondere a questa domanda... Non c'è, infatti, un movimento specifico a cui sento di rifarmi o che muove le mie idee nel momento in cui creo. Ci sono, piuttosto, singoli artisti (di stili, ed epoche, anche molto differenti) che mi hanno sempre affascinato per le loro vite particolari e/o per il loro modo di “fare Arte”. Ancora più dei pittori stessi, però, ci sono opere specifiche che (fin da piccolo) hanno colpito la mia mente e nutrito il mio immaginario poetico e creativo. Sono quadri unici, con una vena profonda e messaggi immensamente vibranti. Eccone un paio...

L'urlo – di Edvard Munch

«Una sera passeggiavo per un sentiero... Da una parte stava la città, e sotto di me il fiordo. Mi fermai, e guardai al di là del fiordo... Il sole stava tramontando, le nuvole erano tinte di rosso sangue. Sentii un urlo attraversare la natura: mi sembrò quasi di udirlo. Dipinsi questo quadro... Dipinsi le nuvole come sangue vero. I colori stavano urlando.»

Queste sono le parole, bellissime e intense, che Edvard Munch ha utilizzato per descrivere la sua opera più celebre. E' un quadro nato nel 1893 (cartone con olio, tempera e pastello), realizzato in ben quattro versioni.

L'uso di colori irreali, contrastanti, e dissolti, tende a voler alterare la realtà e i soggetti... Il risultato finale è una scena dal forte impatto psichico. Vi è mai capitato di fermarvi ad osservare, a lungo, quest'opera particolarissima? Se sì, cosa avete provato? A me, come credo un po' a tutti, provoca angoscia... In particolare, però, mi fa nascere riflessioni e collegamenti con la vita e il mondo contemporaneo (questo è un piccolo miracolo che solo la vera Arte riesce a realizzare... Ovvero, essere profondamente attuale in ogni epoca - anche a distanza di centinaia di anni dal momento in cui viene creata).

In questa nostra Società, a mio avviso, è molto facile ritrovare lo stato emotivo dell'angoscia. Siamo immersi in una vita frenetica (all'apparenza ricca di tutto), con milioni di altri esseri umani... In teoria, non dovremmo mai sentirci soli! Eppure, quante volte vi è capitato di sentirvi come l'uomo su quel ponte? Quante volte vi è capitato di “urlare silenziosamente”, e di avere l'impressione che nessuno sentisse il vostro grido? Ecco, dunque, che “L'urlo” (un'opera nata nel 1900) diventa cronaca e fermo immagine perfetta del nostro Tempo presente.

La mente umana, la psiche, ed i rapporti sociali, sono un grande bacino d'ispirazione artistica (forse ancora troppo poco utilizzato). Io stesso, seppur maggiormente per i testi letterari, ne attingo a piene mani. Credo che “L'urlo”, più di qualunque altra, sia l'opera che riesce a rappresentare perfettamente e plasticamente uno stato mentale...

Penso, inoltre, che se ci fosse un messaggio finale che tutti potremmo cogliere da questo grande capolavoro, sarebbe quello di cercare sempre rapporti veri. In questo nostro tempo, c'è un disperato bisogno di sincerità, onestà, e amore “senza secondi fini” (tutti unici, e veri, antidoti contro l'angoscia)...

Il Quarto Stato – di Giuseppe Pellizza da Volpedo

Il secondo grande “filone” che amo, nell'Arte, è quello dell'impegno sociale e politico (non partitico). Fin da bambino, forse anche complice il fatto di essere cresciuto nelle terre del suo autore, ho sempre adorato il quadro “Il Quarto Stato”.

Quest'opera, un olio su tela - attualmente conservato nel Museo del Novecento di Milano -, è prepotentemente bella. L'immagine di una schiera di braccianti agricoli che avanzano frontalmente, “capeggiati” da due uomini e da una madre con il proprio figlio in braccio, ha intrinseco in sé un qualcosa di epico e rivoluzionario!

L'artista, come noto, non ha voluto rappresentare semplicemente uno sciopero dei lavoratori... Ha riprodotto, piuttosto, il preciso momento in cui la classe operaia (il “quarto stato”, per l'appunto) s'impone sulla scena. E' l'istantanea, senza tempo, di tutti quegli “ultimi” che rivendicano i propri diritti verso le “classi superiori”.

Non è forse, anche questa, una situazione che potrebbe essere stata dipinta ai giorni nostri? La realtà che vivevano allora non ha molto a che fare con la nostra? In questi ultimi anni, causa la crisi economica, siamo stati spesso abituati a vedere immagini simili: fabbriche che chiudono, lavorati cassintegrati (se non addirittura licenziati), manifestazioni di piazza per gridare che si esiste e non si è semplici pedine da usare e gettare via...

Questa, dunque, è un'altra opera (come “L'urlo” di Munch, vista prima) quanto mai attuale... E' stata dipinta nel 1901, ma i problemi di allora sono gli stessi di sempre.

La Storia si ripete uguale. Gli uomini, al contrario, non imparano mai nulla. Non imparano dai propri errori. L'Arte, in questo campo, potrebbe giocare un ruolo fondamentale: denunciare tutto ciò che non va, e indicare possibili strade e soluzioni alternative.

Pellizza da Volpedo, in merito, era molto lungimirante... Già da allora, infatti, auspicava (anche, e soprattutto, attraverso la cultura) il progresso dell'umanità verso la costruzione di una Società migliore.

A tal proposito, per concludere, voglio citarvi una frase di questo grande Maestro... Essa riassume perfettamente, in poche parole, tutto quello che ho cercato di trasmettervi in un intero articolo:

Non è più il tempo di fare dell'Arte per l'Arte, ma di fare dell'Arte per l'Umanità”...

Anima Blu

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